IN
cambio di denaro
promettevano
posti di lavoro nel settore marittimo.
Per
questo motivo il
personale
della Capitaneria di Porto di Gaeta
ha
arrestato cinque persone tra Formia, Minturno e Santi Cosma: Salvatore Talesco,
Antonio
Talesco,
Antonio Di Cicco, Aldo Fedele e il
70enne
Francesco Iannone. Le accuse a loro
carico
sono concorso in
truffa,
millantato credito
e
minaccia.
Tra
gli indagati anche
un
militare in attività per
favoreggiamento
personale e un ex dirigente di
un
istituto bancario.
CONCORSO
in truffa, millantato credito e minaccia. Con
queste
accuse il personale della Capitaneria di Porto di Gaeta comandato da Francesco
Tomas,
coadiuvato nelle indagini dal Nucleo Speciale d’In -
tervento
del Comando Generale, ha dato esecuzione a cinque ordinanze di custodia
cautelare
disposte dal Gip del
Tribunale
di Latina Costantino
De
Robbio su richiesta del sostituto procuratore Cristina Pigozzo. Un’ordinanza di
circa
sessanta
pagine che ha portato
al
l’arresto del quarantenne,
originario
di Procida e residente a Minturno, Salvatore Talesco e del 46enne fratello
Antonio Talesco residente a Santi
Cosma
e Damiano, posto ai
domiciliari.
Inoltre, ai domiciliari è stato tradotto anche il
63enne
originario di Fondi e
residente
a Formia Antonio Di
Ciccco,
mentre obbligo di dimora per il 65enne di Minturno, suocero di Salvatore
Talesco, Aldo Fedele e il 70enne,
anch’egli
residente a Minturno, Francesco Iannone. A dare
il
via alle indagini, condotte
con
l’ausilio di intercettazioni
ambientali
e telefoniche, la denuncia presentata da otto persone truffate dal sodalizio
criminale che in cambio di denaro prometteva lavori nel campo
marittimo.
E non solo: anche
promesse
di superamento esami, abilitazioni, patenti nautiche e quant’altro. Tra gli
indagati, inoltre, un militare in attività ritenuto responsabile del
reato
di favoreggiamento personale in quanto avrebbe fornito indicazioni su come
eludere le attività investigative e,
nello
specifico, l’arresto in flagranza (cambiare scheda telefonica, sostituire il
telefono,
nascondersi
per quarantotto
ore)
e un ex dirigente di un
istituto
bancario di Formia
presso
il quale gli inquirenti
ritengono
che i Talesco movimentassero i proventi delle
truffe.
Stando alle indagini il
gruppo
perseguiva la sua attività criminale da almeno tre
anni
chiedendo, a seconda della prestazione promessa, cifre
tra
i trecento e i venticinquemila euro per un volume di affari
stimato
intorno ai sessantamila
euro.
Anche se, in considerazione delle poche denunce pervenute e della vita agiata
che i
membri
del sodalizio conducevano, i truffati potrebbero
essere
in numero molto maggiore. Semplici ma incisive le
modalità
con cui il gruppo
metteva
in atto le truffe: le
azioni,
infatti, venivano portate a compimento da Salvatore
Talesco,
alias comandante
Tramontano
da cui il nome
d
e ll ’operazione, che, individuate e selezionate le proprie
vittime,
le avvicinava spacciandosi talvolta per ufficiale
di
Capitaneria di Porto, talvolta della Marina Mercantile. A
coadiuvarlo
il fratello Antonio
che
invece raccontava d’essere
comandante
di una nota compagnia di navigazione. Le
braccia
del sodalizio erano invece gli altri tre arrestati a cui
spettava
il compito di avvicinare le vittime e recuperare i
proventi
delle truffe, anche attraverso ripetute e sempre più
violente
minacce perché le vittime non parlassero. Condotte
anche
contro minorenni, le indagini hanno registrato due casi, e disabili a cui il
sodalizio
prometteva,
attraverso imprecisati rapporti con il Ministero
della
Salute, di non far figurare
nei
teste di ammissione per
l’accesso
in Guardia Costiera i
propri
deficit psico - motori.
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