GLI
agguati di camorra sul litorale laziale, compreso quello pontino, sono ancora
casi isolati e
comunque
non possono essere
letti
nel quadro di un radicamento
«militare»
della criminalità organizzata. Che ancora non c’è, diversamente dagli
investimenti finanziari che invece sono vasti e
profondi.
È questa la conclusione
a
cui si è arrivati ieri nel corso
della
riunione del Comitato per l’or -
dine
e la sicurezza sul
tema
dell'em e r g e n
z a
cr im in al it à.
La
riunione
si
è svolta a
Roma
in una
veste
inedita
e
allargata
alla
luce dei
fatti
di sangue avvenuti
a
Erano presenti diverse
autorità
di
Roma
e Latina: i prefetti
G i u
s e p p e
Pecoraro
e
A
n t o n i o
D’Acunto;
i
pr
ocu rato ri
G i u
s e p p e
Pignatone
e Andrea De Gasperis
e
i rappresentanti delle forze
dell’ordine.
A tracciare le conclusioni è il prefetto Pecoraro:
«Con
il prefetto di Latina abbiamo avuto questo incontro dopo
gli
omicidi di Nettuno e di Terracina che sono preoccupanti se
non
altro per le modalità. È chiaro che gli omicidi sono da attribuire alla
criminalità organizzata. La domanda che ci siamo posti
è
se dopo l’audizione che ho avuto in commissione Antimafia è
cambiato
qualcosa». È lo stesso
Pecoraro
a ricordare di aver
«sempre
negato un controllo miIeri la riunione del Comitato per l’ordine e la
sicurezza: Zaratti: attentati in aumento
«Camorra,
potere senza armi»
Pecoraro:
non c’è un controllo militare delle mafie sul litorale pontino
litare
della criminalità organizzata sul territorio». Dunque il prefetto di si fa una
domanda e si dà
una
risposta: «Dopo questo omicidio dobbiamo pensare che sia
cambiato
qualcosa? La riunione
di
oggi (ieri, ndr) dice che questo
controllo
non c’è, a Roma come
sul
litorale pontino, ma certamente sono dei fatti che inducono
a
ragionare e a riflettere perché
due
omicidi compiuti di giorno,
con
modalità attribuibili alla criminalità organizzata, ci fanno
pensare
che è necessaria un’at -
tenzione
maggiore da parte nostra». Ovvio poi, conclude Pecoraro, «che nel contempo non
vanno sottovalutate operazioni
finanziarie
che sono sul territorio. Vogliamo aumentare gli sforzi e ci siamo tutti
impegnati a
farlo».
Sarebbe dunque un potere
economico
ma senza armi o quasi
quello
delle mafie sul litorale
pontino
e più in generale laziale.
Anche
se alcuni dati inducono a
pensare
diversamente. Quelli ad
esempio
forniti della Direzione
investigativa
antimafia sul secondo semestre 201. Numeri su cui
invita
a riflettere Filiberto Zaratti,
presidente
della Commissione
regionale
sicurezza e lotta alla
criminalità:
«Si registra l’aumen -
to
degli attentati intimidatori che
colpiscono
sempre più soggetti
economici
e imprenditoriali dei
nostri
territori. Ostia, Anzio, Nettuno, Aprilia, Terracina, Fondi e
Latina,
sono state le città maggiormente esposte a questi fenomeni, tanto da far
arrivare il Lazio
al
quarto posto tra le regioni italiane per attentati denunciati
(11),
prima della Calabria (10) e
subito
dopo la Campania (22)»
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