GIUDIZIO
immediato per il 24enne
sancosimese
Fabio Buonamano, archiviazione per la posizione della 49enne
madre,
originaria di Roccarainola, Giovannina Cardone. Questa la richiesta del
pm
Marco Giancristoforo e fatta propria
dal
giudice per
le
indagini preliminari Costantino De Robbio
che
ha firmato il
decreto
di giudizio immediato e
l’ar
chivi azi on e.
Al
centro della
vicenda
l’opera -
zione
«Caronte», un’indagine
portata
avanti
dai
Carabinieri
della
Compagnia di Formia
per
spaccio di
st up eface nt i,
droga,
hascisc e
cocaina,
tra Formia, Scauri e
Santi
Cosma e
Damiano,
le cui
indagini
sono
tuttora
in corso e
per
cui a maggio
furono
arrestate
cinque
persone.
Proprio
in questa inchiesta si
inserisce
la vicenda di Buonamano nella cui abitazione, nel corso di una perquisizione,
furono sequestrati centoventi grammi di hascisc e quindici di cocaina da cui
l’arresto
in flagranza. Già nel successivo
interrogatorio
di garanzia, però, l’avvo -
cato
difensore Pasquale Cardillo Cupo
riuscì
da subito a dimostrare come la
madre
di Buonamano, moglie di quel
Domenico
coinvolto a sua volta in due
inchieste
relative a un omicidio avvenuto nel casertano e in quella denominata
Anni
90, il cui processo si è concluso con
la
condanna di alcuni esponenti di un
gruppo
considerato contiguo al clan dei
casalesi,
fosse completamente all’oscu -
ro
della detenzione di droga da parte del
figlio.
Non così per il figlio Fabio, attualmente detenuto in carcere, all’interno
della
cui camera da letto i carabinieri
rinvennero
anche materiale atto al confezionamento della sostanza. Per lui l’av -
vocato
difensore avrà ora quindici giorni
di
tempo per valutare e decidere se proporre un rito alternativo. A dare il via
all’operazione
Caronte furono le denunce di alcuni insegnanti di diversi istituti
scolastici
di Formia allarmati dai sintomi di sonnolenza, tipici di chi assume
droghe,
che i loro allievi manifestavano
durante
le lezioni. Da qui, e grazie alla
collaborazione
di un giovane consumatore che raccontò di aver subito minacce
di
morte continue da parte di uno degli
arrestati,
il via all’inchiesta partita tra
marzo
e aprile del 2010 che vede indagate, oltre i cinque arrestati, altre venti
persone.
A dare forte impulso inoltre,
l’arresto,
sempre nel 2010, del meccanico navale Massimo Cannvacciuolo, sorpreso ad
attraccare sul Garigliano a bordo di un gozzo con un chilo di hascisc
proveniente
da Mondragone dove gli era
stato
consegnato da un altro arrestato: il
41enne
Gildo Russo. Proprio dal metodo
usato
per il trasporto dello stupefacente
il
nome dell’operazione: «Caronte», il
traghettatore
dell’Ade che conduceva i
nuovi
morti da una riva all'altra del fiume
Acheronte.
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