ORA
che tutto sta franando sono in molti a tremare
e
non solo nel gruppo del
Pdl
della Regione, epicentro del
t
e r r
e m o t o
che
riguarda
soprattutto
le
spese
con i
s
o l d i d e l
c
o n t o d e l
partito,
ma
anche
le assunzioni di
parenti,
amici e fidanzate. Le indagini della Procura di Roma
per
ora puntano sull’ex
capog
ruppo
(che
si è autosospeso dal
partito)
Franco Fiorito,
ma
non solo
su
di lui perché proprio
l’ex
sindaco di Anagni ha
trascinato
con sè sospetti e
ricevute
che riguarderebbero pure gli altri consiglieri del gruppo, cui sono
stati
consegnati soldi senza verifiche sulle ricevute
né
sulle giustificazioni. A
latere
si muove, già da
qualche
mese, la Corte dei
Conti,
essendo la Regione
Lazio
la più indebitata di
tutte
per via dei costi della
sanità
(e della politica).
Da
due giorni sono finite
nel
tritacarne le assunzioni della Regione Lazio, il
personale
fatto di nomi
noti,
parenti, amici e conterranei del bel mondo
della
politica laziale. E
Latina
non fa eccezione.
Anzi
sta facendo un figurone quanto a rappresentanza. Nella maxiformazione pontina
di funzionari, segretari, uffici stampa,
collaboratori,
autisti, amministrativi, segretari generali e direttori c’è una
percentuale
molto alta che
timbra
il cartellino «quando può», per il resto lo
fanno
i colleghi oppure
l’interessato
di turno risulta fuori dagli uffici della
Pisana
«per servizio esterno». Chi controlla? Gli
stessi
che firmano il visto
del
permesso esterno.
Dunque
nessuno. Molti
componenti
della delegazione pontina hanno problemi familiari e per questo usufruiscono di
ulter i o r i p e r m e s s i p e r
assistenza
ai familiari (ex
legge
104), tra questi c’è
chi
continua ad avere il
permesso
Asl della legge
104
anche se il familiare
da
assistere è defunto. Chi
controlla?
Dovrebbe farlo
la
Asl. La quale è «controllata» da Pdl e Udc e un
po’
anche dal Pd; quindi
nessuno.
Lo stuolo di dipendenti regionali part time, che fa sì meno ore ma
ha
anche uno stipendio
inferiore
all’esercito di
«assistenti
familiari» ex
legge
104, ha presentato
un
esposto alla segreteria
generale
della Presidenza
del
Consiglio del Lazio
elencando
tutti i permessitruffa dei pontini e invocando l’intervento dei sindacati di
categoria. Nessuna risposta. Anzi una c’è
stata,
proprio dalla maxi
segreteria
della presidenza del Consiglio: «Qui
ognuno
ha un referente
politico
perciò non si può
fare
niente contro queste
storie».
Ma è una risposta
solo
verbale. E non fa
testo,
né prova. Per adesso.
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