IL
presidente della Provincia
di
Latina, dal canto suo, ha già
fatto
sapere in merito come la
pensa.
Presentando l’ennesi -
mo
ricorso al Tar contro il
decreto
legge del Governo rispetto alla proposta di riordino delle province italiane.
Un
cruccio,
quello del nuovo assetto istituzionale del Lazio,
che
però non turba soltanto i
sonni
del pontino Armando
Cusani.
Sul tema si dibatte
infatti
da mesi anche in ambito regionale. Al punto che ieri
mattina
alcuni consiglieri della Pisana, tra i quali la pontina
Lilli
D’Ottavi, hanno riproposto il tema al centro del dibattito politico. In che
modo?
Invocando
dai banchi della
commissione
federalismo un
Consiglio
regionale straordinario dal quale uscire con una
proposta
chiara contro il
«provvedimento-scure»
del
governo
Monti. Contromisure chiare in tempi strettissimi.
Già,
perché mentre ogni amministrazione provinciale e
ogni
partito politico sembrano avere la propria ricetta per
scongiurare
il taglio, l’accor -
pamento
o - in qualche caso -
la
definitiva scomparsa di
questo
o quell’ente, il Cal, il
consiglio
delle autonomie locali, ha tempo fino al prossimo 2 ottobre presentare alla
Regione
Lazio la sua proposta
di
riordino delle province.
Prassi
che spetterà poi alla
stessa
Regione Lazio nei confronti del Governo. In quel
caso
la scadenza è fissata al
24
di ottobre. Poco più di un
mese
che, conoscendo l’agili -
tà
elefantiaca delle amministrazioni pubbliche, non dovrebbe indurre a troppa
tranquillità. Da qui, pertanto, la
richiesta
di un’assise regionale «straordinaria». Per contenuti, vista la gravità del
ragionamento da affrontare, ma anche - anzi soprattutto - per
tempi
da rispettare. L’i n d i c azione generale, tuttavia, sembra essere quella di
una Regione Lazio a tre province:
Roma
Capitale e due amministrazioni provinciali, una del
nord
e una del sud. Su questo
impianto
sembrano al momento essere d’accordo i
maggiorenti
dei più importanti partiti di maggioranza e
di
opposizione. Convinti, al
pari
di Cusani, che l’opera -
zione
più logica e - forse -
indolore
sia per il territorio
pontino
quella di una provincia del basso lazio slegata da
Roma
Capitale che a quel
punto
non sarà più la sorella
matrigna
che abbiamo imparato a conoscere.
Poi
c’è chi, come il consigliere regionale del Pdl Lilli
D’Ottavi,
affiderebbe la scelta ad un referendum. Strumento che dovrebbe essere
concesso
ai cittadini romani
liberi
di esprimersi sul decreto per Roma Capitale. Una
opportunità
di partecipazione
democratica
che, però, non è
data
a tutti i cittadini
del
Lazio. «Mi rammarico che queste
opzioni
non sono attribuite alle popolazioni delle altre province del Lazio -
spiega
D’Ottavi -
che
vedono calarsi
dall’alto
le decisioni
sulla
ripartizione
territoriale.
A tal
proposito
considero
condivisibile
l’indi -
zione
di un Consiglio straordinario
sul
nuovo assetto
p
ol i t ic o - is t i tu z i on ale. Mi rivolgo però
alla
Regione da cittadina com u n i t a r i a
e c r e d e n t e
nell’Unione
Europea: alla luce dei cambiamenti posti in
essere
dalla Spending Review, cosa s’intende fare per
le
popolazioni locali (da considerare fra le più antiche del
mondo)
che vengono private
delle
province? - si chiede il
consigliere
regioanle Pdl - In
particolare,
si consentirà loro
di
far parte di un progetto
economico-sociale
che consenta al Lazio di occupare un
ruolo
di primo piano nei rapporti con l’Unione Europea?». Domande che troveranno
risposta, con ogni probabilità, nel corso del
prossimo
Consiglio regionale
straordinario.
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