Un
'no' forte e deciso al
riordino
delle province così
come
previsto nel decreto
legge
95/2012, cosiddetta
"Spending
review", è arrivato dai sindaci e dai presidenti delle province laziali,
fatta
eccezione per i rappresentanti del Comune e
della
provincia di Roma
che
non sono intervenuti
all'incontro
con gli amministratori locali, organizzato dal Consiglio delle autonomie locali
del Lazio
(Cal)
e dalla Giunta regionale.
Al
termine dell'assemblea,
tenuta
all'hotel Aran Mantegna, i numerosi sindaci,
assessori
e consiglieri comunali e provinciali presenti hanno condiviso un
documento
letto in sala dal
presidente
del Cal, Fabio
Melilli.
In esso si denuncia
una
violazione da parte del
Governo
dell'articolo 133
della
Costituzione che, con
riferimento
al "mutamento
delle
circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Provincie nell'ambito
d'una
Regione" prevede
che
si proceda con "leggi
della
Repubblica, su iniziativa dei Comuni, sentita la
stessa
Regione". Per questo
motivo
gli amministratori
locali
hanno chiesto al Cal
di
disattendere la disposizione dell'articolo 17 del
decreto
95/2012 che chiede
proprio
al Cal di formulare
una
proposta di riordino
delle
province da inviare
alla
Regione entro il 3 ottobre, e di chiedere nella
prossima
riunione, con deliberazione ufficiale, alla
Giunta
di ricorrere alla
Corte
Costituzionale contro quelle norme. Peraltro,
lo
stesso articolo 17 dispone che la Regione deve
trasmettere
la proposta di
riordino
al Governo entro il
24
ottobre. A questo punto
però
bisogna aspettare l'esito della prossima seduta
del
Cal, che si terrà, presumibilmente, il primo ottobre. La stessa presidente
della
Regione, Renata Polverini, nel corso del suo
intervento
aveva anticipato
che
la Giunta rispetterà le
decisioni
prese dai rappresentanti degli enti locali,
anche
in caso di richiesta di
ricorso
alla Consulta.
«Senza
voi amministratori
locali
non possiamo e non
vogliamo
procedere - ha
dichiarato
Polverini - e se
voi
confermerete la volontà
di
ricorrere alla Corte noi
ricorreremo.
Non vogliamo
fare
forzature, ma diciamo
no
alla 'ciambella', una Regione con al centro Roma
che
assorbe tutte le risorse». L'unico riferimento ad
un
eventuale assetto futuro
la
presidente lo ha fatto
quando
ha detto che «se si
va
verso l'area metropolitana, che essa sia piccola,
lasciando,
ad esempio, fuori i porti che sono ossigeno
per
lo sviluppo del territorio». Il dibattito, moderato
dall'assessore
regionale ai
Rapporti
con gli Enti Locali e Politiche per la sicurezza, Giuseppe Cangemi, si è
aperto
con l'intervento del
presidente
del Cal, Fabio
Melilli,
presidente della
provincia
di Rieti, che secondo i parametri del Governo dovrebbe essere unita a quella di
Viterbo. «La
Toscana
chiude il riordino
con
5 province - ha detto
Melilli
- la Lombardia con
8
o 7, credo che non sia
giusto
che il Lazio chiuda
con
2 province. Il rischio è
la
marginalizzazione delle
province
del Lazio dovuto
alla
contrapposizione di
due
grandi poteri, quello
della
regione e quello della
città
metropolitana. Abbiamo sentito come un dovere
ascoltare
i sindaci - ha aggiunto Melilli - perché su
questa
partita non si gioca
solo
la scomparsa o l'accorpamento delle Province,
ma
si gioca anche un diverso assetto della Regione».
Per
Donato Robilotta, presidente dell'Aiccre ed ex
assessore
regionale agli
Enti
locali, «ben venga il
ricorso
alla Corte, ma va
riorganizzato
l'intero sistema territoriale del Lazio
perchè
13 livelli di governo
sono
troppi e vanno immediatamente tagliati. Mi riferisco a enti come le Comunità
Montane, le Università
Agrarie,
i Consorzi di Bonifica, che complicano terribilmente la vita a cittadini
e
imprese. Urge al più presto una riorganizzazione
complessiva
al fine di creare ambiti ottimali di gestione del territorio». Dopo numerosi
interventi, tra cui
quelli
di Nicola Ottaviani,
sindaco
di Frosinone, Giovanni Di Giorgi, sindaco di
Latina,
Marcello Meroi,
presidente
della provincia
di
Viterbo, Fabio Fiorillo,
presidente
Anci Lazio,
Bruno
Manzi, presidente
dell'Arall
e Giancarlo Righini, vicepresidente del
Cal,
il dibattito è stato chiuso da Stefano Cetica, assessore regionale al Bilancio.
Quest'ultimo
ha ricordato
«la
difficile gestione, sin
dai
primi incontri, della
proposta
del governo sul
riordino
delle province,
perché
la particolarità della
Regione
Lazio rende difficile l'accorpamento di province come quelle di Rieti
e
Viterbo». Riguardo all'ipotesi che alcune province
destinate
alla soppressione
possano
salvarsi grazie all'aggregazione di Comuni
intenzionati
a spostarsi da
province
limitrofe, Cetica
ha
auspicato che il Governo
possa
dare la possibilità ai
Comuni
di decidere a quale
Provincia
aderire. Se questo comporterà la creazione
di
nuove province o il mantenimento delle attuali, lo
decideranno
i cittadini».
Presenti
ma non intervenuti
i
presidenti delle province
di
Frosinone e Latina, Antonello Iannarilli e Armando Cusani, e la vicepresidente
della provincia di
Roma,
Cecilia D'Elia. Assenti invece i rappresentanti di Roma Capitale.
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