In
quel luogo turistico che è la
provincia
di Latina i soldi per il
turismo,
inseriti nel bilancio della Regione Lazio, sono stati spesi per molte cose. La
maggior
parte
delle quali aventi scarsa
attinenza
con il turismo. Fino a
sette
anni fa tutto o quasi era
nelle
mani delle aziende autonome di soggiorno e turismo. Solo
nel
sud pontino se ne contavano
tre
(a Gaeta, Formia e Minturno)
più
altre sparse nel centro (Terracina), più una che globalmente
si
occupava del resto del territorio (a Latina). La riforma fatta
con
la scusa del risparmio le ha
soppresse
tutte ed è rimasta
un’Azienda
di promozione turistica in ogni capoluogo di provincia praticamente svuotata di
poteri
ma con ancora tutto il
personale
in organico. A Latina
17
persone, guidate da un direttore, prima Pier Giacomo Sottoriva, poi Paolo
Graziano. Poi più
nulla.
Oggi 16 dipendenti vagano per gli uffici di via Duca del
mare
e fino allo scorso anno
c’erano
pure quelli trasferiti dalle sedi locali del sud. Ogni mattina venivano a
Latina, timbravano il cartellino ma poi non
avevano
neanche una scrivania.
E’
andata avanti così per quasi
due
anni, fino alla scorsa estate
quando
tutti i dipendenti delle ex
Aziende
di turismo sono stati
distaccati
presso i Comuni e ora
vivono
in uffici sperduti di Formia e Minturno senza mansioni,
senza
direttive, senza più alcun
legame
vero con la programmazione turistica. In questi giorni è
stato
soppresso anche l’ultimo
opuscolo
informativo: «Latina
Turismo».
D’altronde siamo
nell’era
di internet. Ma mentre si
consumava
la diaspora dei dipendenti dell’Apt, pur pagati
dalla
Regione ma non più utilizzati, a Roma nelle stanze che
contano
il segmento della programmazione turistica veniva rimaneggiato. E i costi sono
lievitati moltissimo in meno di cinque anni. Nel 2007 la giunta
Marrazzo
crea la Litorale spa
che
può contare su assegnazioni
di
57 milioni di euro il primo
anno
per le attività da statuto e
altrettanti
negli anni seguenti.
Fioccano
assunzioni e nomine di
dirigenti.
La Litorale si doveva
occupare
solo dei 17 Comuni
che
affacciano sulla costa laziale
e
a dirigere la società venne
mandato
il sindaco di Ciampino
(!),
noto Comune dell’entroter -
ra.
Ma la Litorale spa non bastava e fu istituita anche l’Agenzia
Turismo
Lazio in sostituzione
delle
Apt provinciali, con un
bilancio
di 10 milioni di euro
l’anno
(a fronte dei 6 milioni di
Litorale
spa, per fare un esempio
pratico)
e anche qui partono assunzioni in serie e nomine di
dirigenti.
Tutto a carico del bilancio regionale. Quando nel
2010
si insedia la giunta Polverini, l’assessore al turismo Zappalà propone e
ottiene lo scioglimento dell’Atl e della Litorale
spa.
Ma i dipendenti a tempo
indeterminato
devono restare e
vengono
trasferiti a Sviluppo
Lazio.
Non tutti comunque. La
Litorale
spa ancora oggi, a due
anni
dall’avvio della procedura
di
scioglimento, risulta in liquidazione ed ha una marea di creditori che fanno la
fila. E ancora
un
organico di sette persone, tutti dirigenti che costano complessivamente 700mila
euro l’anno
per
non fare nulla in quanto il
soggetto
giuridico da cui dipendo non può esercitare alcuna attività. E Sviluppo Lazio
questi
dipendenti
non li vuole. I Comuni neppure. La Regione neanche a parlarne.
Semplicemente
vengono pagati per non
produrre.
In questi anni di assunzioni folli
nelle
due società gli
uffici
decentrati sono
stati
svuotati di ogni
competenza.
Con il risultato che da almeno
due
anni non esiste più
un
rapporto diretto
con
gli operatori turistici, la programmazione viene fatta solo a
livello
centrale e un
esercito
di dipendenti
cosiddetti
pubblici
prende
lo stipendio
pur
non potendo in alcun modo contribuire
allo
«sviluppo e alla
promozione
del turismo». E’ un bel risultato per l’economia locale
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