I
NOVE Comuni del comprensorio si spaccano sulla firma del
protocollo
d’intesa per salvare gli
uffici
del giudice di pace a Gaeta.
L’incontro
si è svolto presso l’au -
la
consiliare del
Comune
di Gaeta e, annunciato
come
un accordo
i
n t er c o m u na l e ,
formale,
quasi
fatto,
è stato invece aggiornato
a
lunedì prossimo alle 10 e 30 a
Formia.
Sono intervenuti alla discussione i sindaci di Gaeta,
Itri,
Ventotene,
Castelforte,
Santi Cosma, il vicesindaco di Formia e un delegato del sindaco di
Minturno
e il
collegio
di avvocati del presidente dell’ordine degli avvocati di
Latina
Giovanni
Malinc
onico.
Assenti,
ma solo
formalmente,
i
sindaci
di Ponza
e
Spigno. Ma
perché
non si è
trovato
l’accordo? Per ragioni di
opportunità
ovviamente. Anche
se
tutti si sono detti favorevoli in
apertura
di incontro a tralasciare i
campanilismi,
questi sono venuti
fuori
più dirompenti che mai
quando
si è proceduti con la lettura del testo del protocollo. Infatti
il
testo, elaborato sulla base di
quello
redatto proprio dal foro
pontino
nel febbraio scorso, è stato letto dal sindaco Mitrano, ma
Minturno
si è opposta. Perchè?
C’è
da dire che per salvare gli
uffici
del giudice di pace l’unico
strumento
è quello di provvedere
autonomamente,
quindi con le
casse
comunali, alle spese per la
struttura,
la manutenzione e ovviamente il personale. Insomma
dipendenti
comunali che si formano accanto al personale ministeriale attualmente in carica
e
destinato
al trasferimento su disposizioni dello stesso ministero,
lasciando
spazio ai primi. Costo
complessivo
che ammonta a più
di
200mila euro lordi annui. E che
i
nove Comuni si sobbarcano calcolando il proprio contributo in
proporzione
alla propria popolazione residente sul totale bacino
di
utenza che supera le 100mila
unità.
Il problema però è che Minturno un ufficio ce l’ha già e vorrebbe che nel
protocollo si chiedesse il salvataggio anche di quella sezione che di fatto
spacca in
due
il fronte dei Comuni. Infatti
oltre
a Minturno tengono alla sopravvivenza di quegli uffici anche
Castelforte,
Santi Cosma e Spigno per ragioni logistiche. Questo
però
può compromettere l’even -
tuale
approvazione del ministero
sul
salvataggio di una sede, se
come
detto si insiste e si rilancia
col
salvataggio di entrambe. Peraltro con un interlocutore come il
consorzio
intercomunale ad oggi
spaccato
o comunque senza un
accordo.
D’altra parte questi Comuni dell’estremo Lazio meridionale non vorrebbero
pagare i salvataggi di uffici altrui pur consapevoli del rischio di perdere
tutto.
Una
situazione controversa presa
forse
troppo alla leggera nonostante l’impegno dei partecipanti.
Le
isole in qualche modo sorvolano ponendo con forza che la questione principale è
il salvataggio
di
almeno una sede per ovvie ragioni di isolazionismo. Mentre
Itri
ha fatto presente le gravi difficoltà che impediscono di cont r i b u i r
e a l l a
causa.
Bisogna
però
procedere
in
fretta perchè il
10
novembre è il
termine
ultimo di
presen
tazione
della
richiesta.
Intanto
si fanno
anche
le prove
g
e n e r a l i p e r
creare
un analogo sodalizio per la ben più impegnativa battaglia sul salvataggio
del
tribunale. E solo la coesione
può
determinare la vittoria.
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