C’è
un’altra Regione oltre la
Regione
Lazio, una costellazione di agenzie e società che
sono
il vero nocciolo del potere locale perché agiscono in
regime
privatistico e fuori da
ogni
controllo.
I
centri nevralgici sono tre.
C’è
Filas, la finanziaria regionale che si
occupa
di gestire i soldi del
Fondo
sociale
europeo
e che
tra
consulenti,
collaboratori
e
dipendenti
si
avvicina
alle
800
unità in organico; e poi
c’è
Sviluppo
Lazio
che è nata nel 1999 come «strumento
di
attuazione
della
programmazione regionale in materia
economica
e
territo
riale»,
ma
con il tempo è diventato
un
super carrozzone con
centinaia
di dipendenti che
ha
anche assorbito quelli delle famigerate
società
e agenzie regionali
che
la presidente Polverini
si
è vantata di
aver
sciolto; in realtà ad essere
soppressi
sono stati i consigli
direttivi
ma il personale in
organico
e semplicemente
«emigrato»
in Sviluppo Lazio. E’ il caso di Litorale spa,
l’Osservatorio
creato per diffondere notizie sulle città del
litorale
che si avvaleva anche
di
una rivista creata ad hoc e
miseramente
ferma all’estate
del
2008. L’Osservatorio è
stato
sciolto perché anche la
giunta
Polverini lo ha ritenuto
superfluo,
ma tutti i funzionari e i dipendenti sono passati...
a
Sviluppo Lazio.
Ma
la vera «chicca» è la Lait
spa,
acronimo di Lazio Innovazione Tecnologica spa, costituita nel 2001 per
«assicurare i processi di informatizzazione della pubblica
amministrazione
regionale».
Cioè:
doveva curare i software, operazione che viene sistematicamente appaltata
all’esterno.
L’ultima «grande
operazione»
della Lait è stato
installare
un monitor con le
immagini
del territorio del
Lazio
negli aeroporti! E ha
appena
bandito una gara per i
sistemi
di «sanità elettronica». Le gare sono il vero piatto
forte
di Lait e con queste affida a terzi molti dei servizi per
i
quali esiste. La più bella l’ha
affidata
nei mesi scorsi e riguarda il «Sistema di spending analysis e servizi di
assistenza contabile» (aggiudicata per 2,7 milioni di euro a
ROE Ernst & Young Financial Business
Advisor spa -
Energent
spa ) e speriamo che
adesso
la Lait si accorga di
come
la Regione spende i soldi; vediamo se coincide con
quanto
ha scritto molto di recente il gip del Tribunale di
Roma.
In questo sistemone di
agenzie
e società nulla può
l’ultimo
decreto del Governo
sui
tagli alle Regioni perché si
tratta
di una rete formalmente
«esterna
e autonoma» che però grava in tutto e per tutto sul
bilancio
regionale. In una simile galassia quasi impossibile da scandagliare sono
impiegati circa 2000 persone, comprese le consulenze e le
collaborazioni.
Queste società e agenzie dribblano tutte le
regole
di mercato e agiscono
al
di fuori dei concorsi, delle
graduatorie,
spesso anche
fuori
dalle gare, spendono i
soldi
della pubblica amministrazione ma non sono tenute
a
rispettarne le regole. Interessante capire anche chi le governa: i vertici sono
equamente distribuiti tra i partiti. Mettiamo il caso di Lazio Service,
la
terribile agenzia che ha infilato centinaia di persone
nell’organico
della Regione.
E’
stata a lungo diretta da
Tonino
D’Annibale, spedito
su
quella poltrona dopo che
non
era stato rieletto nelle file
del
Pd. Tutte le assunzioni
fatte
da Lazio Service erano
motivate
con al carenza «gra
ve»
di organico della Regione
e
per rimpinguarlo bisognava
passare
da Lazio Service. Ma
poi
si è scoperto che alcuni di
questi
lavoratori appena assunti sono stati «distaccati»
nei
Comuni (spesso di residenza) presso servizi riconducibili alla Regione Lazio.
Se si va
a spulciare (per esempio)
nell’organico
delle biblioteche di molti Comuni si trova
un’overdose
di operatori che
sono
stati assunti tramite Lazio Service. Provare per credere. Nella sola provincia
di
Latina
superano le venti unità.
ALLA
vigilia delle elezioni del 2010 la Lazio Service fa una bella infornata
(l’ennesima
per la Regione) di oltre 100 persone
(109),
tutte già in forza alla
Pisana
con contratti precari o a termine e nessuno di
questi
passato attraverso
un
concorso. Finisce l’era
Marrazzo
quella primavera e anche la gestione
D’Annibale
affidata dalla
stesso
Marrazzo. Lazio
Service
è un organismo
«indipendente»
ma a supporto della Regione che
all’inizio
contava la bellezza di 1.170 dipendenti. Lazio Service è stata una
creatura
di Francesco Storace, l’uomo che ha spacchettato quasi tutti i servizi
della
Regione e creato una
galassia
fantasmagorica e
sprecona
di agenzie (tipo
Arcea,
quella che ha esposto l’ente verso i progettisti
e
costruttori della Pontina -
mai
nata) che poi, comunque, non sono state né dismesse né rinnegate da
Marrazzo
o da Polverini.
Anzi
hanno continuato ad
assumere,
affittare locali e
vivere
come e meglio di
prima.
Di più: oggi D’An -
nibale,
dopo essersi assunto l’onere e l’onore di tutte
le
stabilizzazioni messe in
conto
al bilancio regionale,
è
stato rieletto come consigliere nella lista del Pd e
risulta
essere un «dirigente
di
Lazio Service in aspettativa». Ha fatto anche altro
durante
la sua direzione
della
società. Questo: ha
affittato
per gli uffici di
Lazio
Service due stabili in
via
Serafico a Roma (lasciando quelli di via Fiume
Giallo)
per circa 8 milioni
di
euro all’anno per sei
anni
rinnovabili e scissi in
due,
uno da 3,7 milioni e
l’altro
da 3,8 milioni. Oggi
Lazio
service è presieduta
da
Massimiliano Marcucci
e
la sua mission non è
cambiata,
ha sempre un
sacco
di dipendenti che
premono
per la regolarizzazione e tutti ormai hanno
capito
che non servono alla
Regione
ma a tenere le
clientele.
Marcucci è stato
nominato
il 19 settembre
in
piena bufera sui fondi
attribuiti
ai gruppi consiliari con l’intento di rimediare all’immagine (pessima) della
Regione e di tutti
i
suoi satelliti. E intanto
oggi
Lazio Service conta
ben
1370 dipendenti che
non
si sa bene cosa facciano veramente. All’in izio
erano
duecento in meno (la
differenza
deriva da un’in -
fornata
del 2010) ed avevano un contratto a tempo
determinato.
Li ha stabilizzati Tonino D’Annibale e
se
ne è pure vantato in
alcuni
comunicati stampa
diffusi
indovina da chi? Da
Lazio
Service. La partecipata della Regione creata
da
Storace, il quale oggi
dice
di voler combattere
gli
sprechi e depreca ciò
che
è accaduto nell’ultimo
consiglio
regionale. Cioè
quello
che doveva controllare le società partecipate
dalla
Regione, come Lazio
Service.
Appunto.
LA MAPPA DELLE SOCIETA' PARTECIPATE DELLA REGIONE LAZIO.
LA MAPPA DELLE SOCIETA' PARTECIPATE DELLA REGIONE LAZIO.
Nella mappa
delle società
partecipate
dalle Regioni il
Lazio
svetta. Questione di
numeri. E’
quanto ricostruisce il Corriere della Sera in
un’inchiesta
sulla giungla
di enti e
società di emanazione regionale e sui loro
costi.
Gli
organismi di questo
tipo sono
quasi 400 in tutta
Italia. Vi
lavorano circa 10
mila
dipendenti. La Corte
dei conti ha
censito 394
società
partecipate o di proprietà delle Regioni. Più
della metà
sono SpA (57%),
seguono le
Srl (10,4%), le
fondazioni
(7,6%), i consorzi (3%) e altre forme
(21,3%). Il
loro fatturato
complessivo
sfiora i 2 miliardi di euro, ma l’esercizio
finanziario
2010 si è chiuso
con un rosso
di 92 milioni.
Il Lazio
guida la classifica
nazionale
per numero di società partecipate dalla Regione; sono 26 (10 quelle
partecipate
al 100%), di cui
3 in
liquidazione, e rappresentano il 9,7% del totale
nazionale.
Danno lavoro ad
un totale di
1.725 addetti. A
seguire
Toscana (8,4%),
Veneto,
Emilia Romagna e
Campania
(tutte al 6,6%).
Il bilancio
delle partecipazioni della Regione Lazio in
società
controllate o che beneficiano dei contributi
pubblici è
in rosso. Specialmente a causa del buco della Cotral, la compagnia regionale
dei trasporti che nei
soli
esercizi 2010 e 2011 ha
accumulato
perdite per quasi 30 milioni. Basti dire che
la Regione
partecipa al capitale di Cotral per il 99%
delle quote.
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