ANCORA
qualche giorno e
sarebbe
tornato a casa, a
Latina.
A fare il pensionato,
forse,
dopo una vita passata
all’ombra
della pubblica
amministrazione.
Ma
dev’essere uno a cui
piace
lo spettacolo, Nazzareno Cecinelli, perché a una
manciata
di giorni dal suo
definitivo
congedo dalla Pisana, dove ha guidato l’uffi -
cio
di presidenza negli ultimi anni, trova il tempo e il
modo
per un’uscita di scena
spumeggiante.
E lo trova
con
la determinazione dirigenziale numero 565 di un
singolare
lunedì, quello del
24
settembre 2012. L’ulti -
mo,
a pensarci adesso, che
Cecinelli
trascorrerà seduto
al
posto di comando della
cabina
di regia del Consiglio
regionale
del Lazio. Poche
ore
più tardi, tra il giovedì e
il
venerdì successivo, vergherà di suo pugno una lettera di dimissioni dall’inca -
rico
indirizzata al presidente
del
Consiglio Mario Abbruzzese.
Una
nota nella quale il nostro palesa, tra le tante cose,
l’assoluta
indisponibilità
«per
un’eventuale ulteriore
proroga
dello stesso incarico». Insomma, a fine settembre Cecinelli scrive ad
Abbruzzese che dopo quella
lettera
e soprattutto una volta scaduto il
suo
mandato
di
lì a poche
ore,
lui, con la
Regione
Lazio, non intende avere più
nulla
a che fare. Legittimo.
S
p e c i e p e r
uno
che non
ne
vuole sapere di accostare
la
propria imm a g i n e a
quella
di un
Consiglio
in
cui
l’aria è irrespirabile da
tempo
per via
di
alcune storiacce legate
ad
una gestione «allegra»
dei
fondi pubblici.
Il
punto è che
ci
sarebbe da
chiarire
quello
che
è successo «prima» di
quella
lettera inviata ad Abbruzzese. Ha provato a farlo
ieri
il Corriere della Sera,
che
nell’edizione romana
svela
il contenuto della spumeggiante uscita di scena di
Cecinelli
dalla Regione Lazio. Racchiuso, guarda un
po’,
in quella determinazione dirigenziale 565 del 24
settembre
2012. In particolare, scrive Ernesto Menicucci sulle colonne del quotidiano di
via Solferino, in
«quel
24 settembre, Cecinelli firma la determinazione
dirigenziale
n.565, con la
quale
“allunga la vita” a sei
tra
i suoi più stretti collaboratori: si tratta di Giovanni
Biagioni,
Giuseppina Silvetti, Marzia Moscatelli, Claudio Genovese, Fabrizio Cecere e
Nicola Edoardo Troilo». Ma è sul penultimo che
cade
l’attenzione nostra e
del
Corriere. Cecere, proprio
come
l’assessore allo sport
del
Comune di Latina, Rino.
Di
cui Fabrizio, infatti, è
figlio.
Non bastasse, il caso
tutto
pontino - Cecinelli che
firma,
Cecere (Fabrizio) che
incassa,
e Cecere (Rino) che
ringrazia
- serve al giornalista per spiegar e l
’ e n t i t à
d e l
l ’
«ultimo
regalo» di Nazzareno Cecinelli
prima
dell’ad -
dio
sdegnato
quasi
dalla
Regione
Lazio. Nell’arti -
colo
si parla di
«incarichi
di
peso,
anche da
un
punto di vista economico.
Perché
i sei in questione,
tutti
funzionari interni della
Regione,
in virtù dell’attri -
buzione
di funzioni più importanti ottengono anche
l’allineamento
del compenso a quello dei dirigenti. Cecere, ad esempio, figlio di
Rino
(assessore di Latina legato al senatore pdl Claudio
Fazzone
come Cecinelli),
passa
dai circa 40 mila euro
annui
come funzionario di
categoria
D, agli 87 mila da
dirigente
e viene messo
all’Area
revisione contabile». Dal canto
suo,
Cecinelli
p
o t r e b b e
obiettare
che
non
c’era motivo di penalizzare quattro
colleghi,
e che
il
rinnovo di
quegli
incarichi in scadenza era un atto
dovuto.
E del
resto,
potrebbe aggiungere, avviandosi
definitivamente
alla pensione, non poteva esserci alcun
interesse
personale nel mettere mano a quella determina. Che comunque è cosa
fa
t t a .
DA
LATINA OGGI DEL 3.11.12
Nessun commento:
Posta un commento