CONOSCENDOLO,
Armando Cusani non si arrenderà tanto facilmente. Per lui il taglio
delle
Province, così come orchestrato dal Governo Monti, è
inaccettabile.
«Non tollero - ha
commentato
il presidente della
prese
di posizioni a salvaguardia di un egocentrismo cieco
innanzi
alle esigenze dei territori e della gente, dei rappresentanti del popolo, dei
loro
mandati,
della storia e della
dignità
di chi ha operato responsabilmente». Parole che
mostrano
come la battaglia per
frenare
questa scelta dell’ese -
cutivo
sia appena iniziata.
Ma
il Governo sembra abbia
previsto
questa contrarietà o
ritrosia
ad adeguarsi alle nuove
norme
da parte di alcuni territori. E ha studiato le contromisure. Infatti, nel testo
della nuova legge non è scomparsa la
figura
dei commissari, che saranno previsti nel caso in cui,
appunto,
ci siano ostruzioni al
percorso
«irreversibile» (copyright del ministro Patroni
Griffi)
del taglio delle province. Probabile che nel concetto
di
ostruzioni siano ricompresi
anche
i ricorsi al Tar già avviati
dal
l’amministrazione provinciale di Latina. Ecco perché
Cusani
rischia il commissariamento.
Il
presidente comunque non demorde e afferma: «Serve una
nuova
fase istituzionale che rafforzi identità
ed
unità, consolidandone i
punti
di forza
anche
attraverso la distribuzione dei poteri in una nuova
articolazione
territoriale ed
istituzionale
in modo da rendere più efficiente ed efficace l'azione amministrativa dei
livelli
istituzionali
e sostenere al meglio i processi di rientro da una
crisi
che si paventa all'orizzonte inarrestabile. Il Ministro ha
svolto
i "compiti a casa", cancellando le Giunte, fissando
termini
di scadenza come
fossimo
prodotti deper i b i l ancora una volta abdicando al
delicato
ruolo affidatogli: servire il Paese». Parole forti, che
lasciano
presagire tempesta. A
dare
manforte a Cusani ci sono
tutti
e quattro gli altri presidenti
delle
province del Lazio. Già la
prossima
settimana potrebbe
esserci
un vertice tra i presidenti per capire se esistono le possibilità di impugnare
il provvedimento del Governo, in attesa,
come
dice Cusani «che i cittadini si pronuncino mandando a
casa
i tecnici ed eleggendo un
Parlamento
formato da rappresentanti delle esigenze dei territori». La lista civica per le
elezioni
regionali, intanto, resta una concreta possibilità per
dare
voce alla protesta e alle
proposte
alternative dei presidenti delle province accorpate.
DA
LATINA OGGI DEL 2.11.12
L'INTERVENTO DEL PRESIDENTE CUSANI:
L'INTERVENTO DEL PRESIDENTE CUSANI:
“Irreversibile” e’
solo il termine del mandato del ministro padroni griffi allorquando la parola
tornerà, come è giusto che sia, al corpo elettorale e ad un Parlamento
nuovamente rappresentativo di quelle istanze localiste avversate dal Ministro.
Nessuna riottosità ad un processo necessario, purchè frutto di un percorso
rispettoso delle regole che il Paese democratico si è dato, che non tollera
prese di posizioni a salvaguardia di un egocentrismo cieco innanzi alle
esigenze dei territori e della gente, dei rappresentanti del popolo, dei loro
mandati, della storia e della dignità di chi ha operato responsabilmente.
Non è questa la riforma istituzionale di cui il Paese ha bisogno: questo è solo l’ennesimo succedaneo, inadeguato e capace di produrre solo ulteriore inefficienza e fonti di spreco. Le nuove circoscrizioni che nasceranno dalle ceneri dell’accorpamento avranno dimensioni ingestibili da parte di una governance lontana dalla gente: nel Lazio genererà una maxi provincia da 1.053.859 abitanti, distribuiti su 124 comuni, insistenti su 5.495 km/q, pari alla regione Liguria, capace di generare un Pil annuo pari a 24.317 milioni di euro il che equivale a dire una produzione superiore a quella della regione Umbria (21.623) quasi pari a quella della regione Abruzzo (28.371); quasi quattro volte superiore a quella della regione Basilicata (6.479). Leciti pertanto appaiono i motivi di preoccupazione per l’assetto della nostra Regione e contenute nella manovra di riordino della quale il Ministro va fiero, ma che si rivela anche aggi, al varo del decreto che ne detterà i tempi, decisamente idonea a ridisegnare un assetto istituzionale capace di raccogliere le istanze del territorio e dare la giusta opportunità di crescita tanto alla Capitale, quanto alle realtà provinciali da rivisitarsi certamente in ragione del perseguimento di una maggiore razionalizzazione di spesa e competenze, ma guardando alla capacità di rispondere in modo organico alla loro rappresentatività territoriale e peculiarità storica, coniugando sviluppo sostenibile e sintesi territoriale. Il rigore, il contenimento delle spese, la razionalizzazione delle risorse sono i “temi dell’emergenza” che non può annichilire la portata del dibattito politico su riforme istituzionali serie e necessarie ad invertire la rotta. Serve una nuova fase istituzionale che rafforzi identità ed unità, consolidandone i punti di forza anche attraverso la distribuzione dei poteri in una nuova articolazione territoriale ed istituzionale in modo da rendere più efficiente ed efficace l’azione amministrativa dei livelli istituzionali e sostenere al meglio i processi di rientro da una crisi che si paventa all’orizzonte inarrestabile. Il Ministro ha svolto i “compiti a casa”, cancellando le Giunte, fissando termini di scadenza come fossimo prodotti deperibili ancora una volta abdicando al delicato ruolo affidatogli: servire il Paese. Quanto mai inopportuno compiacersi di questo risultato!
Armando Cusani
Non è questa la riforma istituzionale di cui il Paese ha bisogno: questo è solo l’ennesimo succedaneo, inadeguato e capace di produrre solo ulteriore inefficienza e fonti di spreco. Le nuove circoscrizioni che nasceranno dalle ceneri dell’accorpamento avranno dimensioni ingestibili da parte di una governance lontana dalla gente: nel Lazio genererà una maxi provincia da 1.053.859 abitanti, distribuiti su 124 comuni, insistenti su 5.495 km/q, pari alla regione Liguria, capace di generare un Pil annuo pari a 24.317 milioni di euro il che equivale a dire una produzione superiore a quella della regione Umbria (21.623) quasi pari a quella della regione Abruzzo (28.371); quasi quattro volte superiore a quella della regione Basilicata (6.479). Leciti pertanto appaiono i motivi di preoccupazione per l’assetto della nostra Regione e contenute nella manovra di riordino della quale il Ministro va fiero, ma che si rivela anche aggi, al varo del decreto che ne detterà i tempi, decisamente idonea a ridisegnare un assetto istituzionale capace di raccogliere le istanze del territorio e dare la giusta opportunità di crescita tanto alla Capitale, quanto alle realtà provinciali da rivisitarsi certamente in ragione del perseguimento di una maggiore razionalizzazione di spesa e competenze, ma guardando alla capacità di rispondere in modo organico alla loro rappresentatività territoriale e peculiarità storica, coniugando sviluppo sostenibile e sintesi territoriale. Il rigore, il contenimento delle spese, la razionalizzazione delle risorse sono i “temi dell’emergenza” che non può annichilire la portata del dibattito politico su riforme istituzionali serie e necessarie ad invertire la rotta. Serve una nuova fase istituzionale che rafforzi identità ed unità, consolidandone i punti di forza anche attraverso la distribuzione dei poteri in una nuova articolazione territoriale ed istituzionale in modo da rendere più efficiente ed efficace l’azione amministrativa dei livelli istituzionali e sostenere al meglio i processi di rientro da una crisi che si paventa all’orizzonte inarrestabile. Il Ministro ha svolto i “compiti a casa”, cancellando le Giunte, fissando termini di scadenza come fossimo prodotti deperibili ancora una volta abdicando al delicato ruolo affidatogli: servire il Paese. Quanto mai inopportuno compiacersi di questo risultato!
Armando Cusani
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