Procura
di Santa Maria Capua
Vetere
sulla centrale nucleare
del
Garigliano a Sessa Aurunca.
E’
quanto sinteticamente emerge dal Tavolo della Trasparenza
che
si è svolto ieri a Napoli alla
presenza
dell’assessore regionale all’Ambiente della Regione Campania, Giovanni Romano,
che ha coordinato il dibattito
dove
Sogin, ancora una volta, ha
difeso
il suo operato e risposto
alle
contestazioni degli invitati
che,
a più riprese, hanno chiesto
una
presa di posizione più concreta da parte della società per
azioni
interamente partecipata
dal
Ministero dell’Economia e
delle
Finanze, e che opera in
base
agli indirizzi strategici del
Governo
italiano. A intervenire
inizialmente
è stato Fabio Chiaravalli, direttore Ambiente, Radioprotezione, Sicurezza e
Qualità della Sogin che, in merito
alle
indagini della Procura, ha
ribadito
quanto già dichiarato
dalla
società a inizio dicembre,
immediatamente
dopo la diffusione delle notizie relative
all’inchiesta
ovvero che le attività al sito del Garigliano vengono svolte nel pieno rispetto
dei
parametri ambientali. Inoltre, ha sottolineato che i controlli, come prescritto
dal decreto
legislativo
230/95, vengono
svolti
da Sogin stessa che poi li
manda
a Ispra - l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale -,
l’ente di
ricerca
italiano nato nel 2008
d
al l ’accorpamento di tre enti
controllati
dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del
Territorio
e del Mare che vigila
sugli
stessi. Dove risieda un minimo di indipendenza nei controlli resta un mistero.
Di più:
nello
specifico dei rifiuti radioattivi, interrati a trenta – cin -
quanta
centimetri, Chiaravalli
ha
spiegato, diversamente da
quanto
divulgato nell’inchiesta
condotta
su queste pagine, che
si
tratta di rifiuti a bassa attività
interrati
nelle trincee dal 1968 al
1977,
come prescriveva la legge
all’epoca,
la cui radioattività è
pari
a 1 microsievert, cioè una
dose
assolutamente trascurabile
e,
se anche dovesse succedere
un
qualche incidente a tutte le
trincee
contemporaneamente,
l’impatto
sull’ambiente e sulle
persone
sarebbe nullo. Nessun
accenno
invece al sequestro di
un’area
di novecento metri quadrati interna alla centrale. Quindi, sulle accuse
all’Arpac di non
aver
svolto controlli da sette
anni,
il direttore generale
dell’Arpac,
Antonio Episcopo,
ha
spiegato che dal 1999 al 2007
sono
state condotte indagini sulle matrici alimentari, come richiesto dalla AslCe2,
ma che
non
rientra nelle loro funzioni
controllare
le matrici ambientali
se
non su richiesta di qualche
ente
o organismo statale. A ogni
modo
lo stesso Arpac, attraverso il suo direttore, si è impegnata a sistemare
centraline nei luoghi indicati dal comitato di San
Castrese.
Anche sul registro degli scarichi di effluenti liquidi e
aeriformi
compilati a matita
pronta
la risposta ovvero quello
sequestrato
dalla Guardia di Finanza di Mondragone sarebbe
solo
un brogliaccio da cui trasferire i dati sui registri. L’avvo -
cato
Saccoccio, legale della Sogin, ha inoltre sottolineato che la
fattispecie
del reato contestato
non
è disastro ambientale ma
solo
alcuni reati contravvenzionali come da avviso di garanzia
ricevuta.
A conclusione del Tavolo, è stato dato mandato
all’assessore
regionale Romano
di
chiedere un incontro alla Procura di Santa Maria Capua Vetere al quale, se lo
richiederanno,
potranno
partecipare i sindaci
del
territorio.
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