SONO
state sufficienti due parole per riassumere l’operazione
«bad
brothers» che ha portato ad
un
maxisequestro di beni provento di attività illecite del clan
Mallardo,
in larga parte ubicate
nel
sud della provincia di Latina.
Queste
parole: «presenza radicata». Le ha pronunciate ieri mattina il Procuratore capo
di Roma,
Giuseppe
Pignatone, nel corso
della
conferenza stampa tenuta
insieme
agli uomini della polizia
tributaria
per illustrare i dettagli
del
provvedimento chiesto a
maggio
dalla Procura e autorizzato il 10 giugno con ordinanza
del
Tribunale di Latina. Negli atti
è
ricostruita la scalata economica
di
Domenico e Giovanni
Dell’Aquila
approdati a Formia
nel
2007 dove tuttora risultano
domiciliati
in via dell’Acquedot -
to
Romano. E’ da quel momento
che
hanno cominciato a cercare
attività
immobiliare in cui investire e società che
avrebbero,
nel
tempo,
consentito
quel
radicamento
economicpo
cui
ha
fatto riferimento ieri mattina il
procuratore
Pignatone, ponendo
fine
(questa volta
per
sempre) al
luogo
comune in
base
al quale la
camorra
in provincia di Latina è «infiltrata» o al
massimo
in vacanza. Il patrimonio sequestrato dal Tribunale appartiene direttamente o
tramite
prestanome
identificati a Domenico Dell’Aquila, 48 anni di Giugliano in Campania ma
domiciliato a Formia, a Giovanni
Dell’Aquila,
58 anni, anch’eg l i
domiciliato
a Formia, al figlio di
questi,
Vittorio Emanuele, 26 anni residente a Formia, e a Cicatelli Salvatore, 23
anni, nato a Napoli ma residente a Fondi, fratello di Rita Cicatelli, ex
segretaria
di
Giovanni Dell’Aquila. Il provvedimento di sequestro è motivato dal Tribunale
con l’apparte -
nenza
dei quattro «ad associazioni di cui all’articolo 416 bis del
codice
penale, sicché sono soggetti pericolosi... a carico dei
quali
risultano concordanti dichiarazioni rese dai collaboratori
di
giustizia». Delle avventure
economiche
in terra pontina dei
Mallardo
hanno parlato ripetutamente nei verbali Salvatore Izzo,
Massimo
Amatrudi, Salvatore
Giuliano,
Luigi Giuliano, Domenico Bidognetti, Luigi Diana,
Giuliano
Pirozzi, Giovanni Chianese. E tutti hanno indicato Domenico e Giovanni
Dell’Aquila
come
i «cassieri» del potente
clan
Mallardo che governa l’area
di
Giugliano in Campania. In
particolare
il pentito Salvatore
Izzi
nelle dichiarazioni rese alla
dda
di Napoli il 29 aprile del
2010
ha detto che i due
Dell’Aquila
svolgono «attività
imprenditoriale
per conto del
clan
e che anche Vittorio Emanuele Dell’Aquila è integrato
nella
stessa associazione. I due
fratelli
Dell’Aquila, con decreto
del
gip di Napoli del 28 gennaio
2011,
sono stati rinviati a giudizio in quanto aderenti al clan
Mallardo,
la stessa ragione per
cui
vennero arrestati a marzo del
2010
con ordinanza di custodia
cautelare.
Nella quale Domenico
Dell’Aquila
venne definito «uomo di fiducia del clan per gli
affari
in terra pontina». Sotto il
profilo
strettamente tecnico, alla
base
del sequestro operato ieri
c’è
l’accertata disponibilità da
parte
dei quattro di un reddito
risultato
palesemente sproporzionato rispetto alle attività economiche svolte. Dunque un
tenore di vita troppo alto in relazione
al
lavoro che svolgevano in via
ufficiale
e pertanto considerato
frutto
di attività illecite o di riciclaggio del denaro derivante dalle stesse. Alla
componente economica si aggiunge la «pericolosità» dei soggetti cui sono stati
sequestrati
i beni che secondo il
Tribunale
di Latina si ravvisa,
sulla
base della documentazione
e
delle prove prodotte dalla Procura di Roma, «sia in riferimento
alla
partecipazione all’organiz -
zazione
camorristica che in relazione alle attività di fittizia attribuzione dei beni»
da
LATINA OGGI DEL 20.6.13
INTRECCI E RETI DI SOCIETA'.
INTRECCI E RETI DI SOCIETA'.
UNA
rete di società consentiva ai
membri
del clan Mallardo di effettuare investimenti sul territorio,
non
solo a Latina ma anche
a
Giugliano in Campania e
in
Emilia Romagna. Per
questo
nell’elenco delle
quote
azionarie poste sotto
sequestro
e che compongono una parte consistente
d
el l ’impero riferibile a
Dell’Aquila
e Cicatelli sono
finite
la C.R. Diffusione srl,
Generali
Immobiliare srl,
Domiro
srl in cui Domenico
Dell’Aquila
detiene partecipazioni rilevanti attribuibili
a
lui direttamente o a soci
che
fungono da prestanome
e
del tutto privi di capacità
reddituali.
Poi ci sono le società «schermo»: New Auto
srl, Holiday sas e For You
srl;
dalle intercettazioni telefoniche si evince che queste società
sono,
appunto, un sorta di paravento per attività illecite e anch’esse
sono
riferibili a Domenico
Dell’Aquila,
elemento che viene
confermato
anche dal collaboratore di giustizia Salvatore Izzo. Per
tale
ragione i beni intestati a queste
società
«sono da ricondurre a Domenico Dell’Aquila» e sono stati
anch’essi
posti sotto sequestro. Sono invece attribuibili a Giovanni
De
ll’Aquila e al figlio Vittorio
Emanuele
la Reale Aquila Immobiliare srl, la D.G. Immobiliare srl,
la
Di.Effe.Gi. Costruzioni srl di cui
entrambi
detengono partecipazioni. Ma per esempio hanno
tutte
le quote di Reale Aquila. Fungono invece da
«schermo»
per attività illecite dei due la Tecniche Immobiliare srl, Deca Costruzioni srl
e Imperial Car srl di
cui
Giovanni Dell’A qu i l a
poteva
«disporre totalmente». Circostanza specificamente citata nel verbale contenente
le dichiarazioni del
pentito
di camorra Gianluca
Pirozzi.
Per quanto riguarda
Salvatore
Cicatelli è stato
accertato
che questi aveva
un
tenore di vita non giustificabile e una sproporzione
economica
tra quanto denunciato dal 2001 al 2011 e
la
realtà, pari a 458mila euro circa;
il
Cicatelli è subentrato nelle quote
detenute
nella Imperial Car di Fondi da Giovanni Dell’Aquila tre
giorni
dopo l’arresto di questi.
I PRESTANOME.
I PRESTANOME.
TUTTO
ciò che è emerso, cioè l’esi -
stenza
di un’impresa di origine criminale con elevatissime capacità di investimento in
diversi settori, denota certamente la presenza stabile nella società
dei
Dell’Aquila e nelle loro attività di
una
rete consolidata di prestanome. E
infatti
il Tribunale di Latina fa un lungo
elenco
di persone di cui i referenti del
clan
«si servivano» per i loro affari su
questo
territorio. Si tratta di Vincenzo
Vitiello,
Eva Bruno, Francesco Di
Gioia,
Mariantonia Granata, Sabato
Tortorella,
Gennaro Delle Cave, Giuseppe Cerqua, Filomena Cecere, Giovanni Ravai, Roberto
Gazzelli, Antonio
Maisto,
Concetta Maisto, Carmine Maisto, Francesco Maisto, Pasquale Maisto, Antonietta
Volpicelli, Giulia Chiarello. Tutti vengono definiti nell’ordi -
nanza
del gip quali prestanome dei
Dell’Aquila
in quanto si evince «la
totale
assenza di redditi da loro dichiarati a fronte della formale intestazione
di
rilevanti proprietà e/o partecipazioni
azionarie
che sono tutte attribuibili a
Giovanni
e Domenico Dell’Aquila, sia
in
virtù di precedenti intestazioni (ossia
di
cessioni di quote precedentemente
intestate
ai Dell’Aquila)», sia per il
coinvolgimento
e conseguente rinvio a
giudizio
di alcuni di questi prestanome
per
l’indagine che ha già riguardato i
Dell’Aquila
e avviata dalla Dda di Napoli sulle ramificazioni del clan Mallardo di
Giugliano.
La
Direzione distrettuale di Roma nelle verifiche che hanno portato al sequestro
di ieri mattina aveva richiesto l’ap -
plicazione
della stessa misura dei sigilli
alle
quote di partecipazione di altre
persone,
ossia Domenico Cecere, Rosa
Di
Nardo, Antonio Iannone, Valentina
Ruoppolo,
Federico Sepe e Gioacchino
Mancinelli.
ma la proposta è stata respinta dal Tribunale in quanto tutti
risultano
essere stati ex soci di società
ricondicibili
ai Dell’Aquila; una partecipazione, per di più, limitata nel tempo
che
non può, da sola, essere sufficiente
a
considerarli attuali prestanome. Tra
gli
immobili intestati invece direttamente ai due principali «imprenditori»
individuati nel blitz di ieri ci sono due
immobili
in via Solaro a Formia, intestati, appunto, a Domenico Dell’Aquila
e
le partecipazioni in C.R. Diffusioni
srl,
Generali Immobiliari srl e Domiro
srl;
ancora a Formia risultano di proprietà di Giovanni Dell’Aquila beni in
via
dell’Acquedotto Romano, a Fondi
in
località San Vincenzo, ancora a Fondi
in
via Querce e via Giuseppe Amante,
mentre
Raffaele Dell’Aquila, uno dei
figli
di Domenico, risulta direttamente
titolare
di immobili a Fondi. La ricostruzione catastale fatta dalla polizia tributaria
della guardia di finanza ha richiesto molti mesi con l’incrocio dei dati
raccolti
già nel corso delle precedenti
inchieste
che hanno riguardato sempre
la
presenza dei Dell’Aquila sul territorio. Un interesse che si è stabilizzato a
partire
dal 2007, quando lo stesso gruppo voleva mettere le mani su alcune
vecchie
fabbriche per realizzare lottizzazioni per uso commerciale ed abitativo, come
risulta da intercettazioni telefoniche allegate alle prove delle ordinanze di
custodia cautelare notificate
nel
2010.
DA
LATINA OGGI DEL 20.6.13
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