CHISSÀ cosa
inventerà adesso
Armando
Cusani. Che sul fatto
di essere il
primo della classe in
Regione
Lazio ha sempre fatto
una
questione d’onore, prima
ancora che
politica. Chissà
quindi che
cosa inventerà adesso
che l’ultima
novità in arrivo
dal governo
sulla riforma delle
Province lo
pone di fronte ad un
dramma
ancora peggiore, se
possibile,
della soppressione
dell’ente
che amministra a sua
immagine e
somiglianza da
quasi dieci
lunghissimi anni.
Secondo l’ultima
pensata del
ministro
Patroni Griffi,
incaricato
dal premier
Mario Monti
di ridisegnare
l’Italia
delle Province, infatti,
la Provincia
di Latina non solo
cesserà di
esistere del tutto, ma
rischia
seriamente - teniamoci
forte - di
essere accorpata a
quella di
Frosinone. Proprio così.
Latina, in
provincia di Frosinone.
Un’equazione
tanto semplice
quanto
diabolica, a pensarci
bene. Ma che
nasce sulla
scorta del
piano del governo che
prevede la
definitiva soppressione
di quelle
amministrazioni
provinciali
che non soddisfano
due dei tre
requisiti
rigi dissimi
stabiliti
dal decreto
legg
e g i à
nelle mani
del
ministro,
come
scrive
S e r g i o
Rizzo sul Corriere
della Sera di
ieri. Tre,
semplicissimi, principi.
Quali?
Questi: popolazione
superiore ai
350mila abitanti;
estensione
territoriale maggiore
a 3mila
chilometri quadrati e un
numero di
comuni superiore a
50.
Calcolatrice alla mano,
quindi,
Latina sarebbe spacciata.
Fatto salvo
il requisito legato
alla
popolazione, pienamente
soddisfatto
in ragione delle oltre
544mila
anime che la vivono,
fatali
saranno per la Provincia
di Latina
gli altri due paletti
imposti dal
governo: la superficie superficie
(il
territorio pontino si estende
per un
totale di 2.250 chilometri
quadrati,
contro i 3mila
chiesti dall’esecutivo
per la sopravvivenza)
e il numero
dei
comuni (33
sono quelli pontini,
50 quelli
imposti dal decreto
legge del
ministro Patroni Griffi).
Insomma, un
disastro. Va
detto che il
decreto non stabilisce
ancora gli
«abbinamenti»
per quelle
province che si vedranno
chiudere a
doppia mandata
porte e
finestre da qui a
qualche
anno. Ma è chiaro che,
seguendo una
logica abbastanza
scontata,
sarà piuttosto difficile
che alla
Provincia di Latina
tocchi in
sorte l’abbinamento
con la
provincia di Rieti, anche
lei
destinata alla scomparsa. O
a quella di
Viterbo, che in vece
per un pelo
rientra nei parametri
imposti dal
governo. Meno
ancora a
quella di Roma, sempre
più
destinata ad un futuro
da città
metropolitana.
Quindi
bisognerà farsene
una ragione.
Ed
essere
magari anche
pronti, all’occorren
-
za, ad
abbandonare
antiche
rivalità e
abbracciare
i «cugini
» ciociari
ai
quali
toccherà pur
sempre
offrirci
una scomoda
ospitalità.
Per
consolarsi,
basterà
comunque
guardarsi
intorno.
E pensare
che forse,
in
fondo,
poteva
anche andarci
peggio.
Vedere
per credere
cosa
questo
decreto legge
rischia di
provocare in
Toscana.
Dove scomparirebbero
tutte le
province.
Tutte,
tranne una:
Firenze.
E pensate
che possa
esserci una
disgrazia
maggiore,
per un Pisan
o , t r ova
r s i
gomito a
gomito
con un
livornese, per
di più sotto
l’egida di un
amministratore
fiorentino?
DA LATINA OGGI DEL 24.6,12
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