I FATTI:
E’ l’ultimo
sabato prima di Carnevale e Fiore Pandolfo sta preparando
insieme al
fratello Lucio e agli amici,
in un
capannone di via Francesco
Baracca, uno
dei carri allegorici per
la
tradizionale sfilata del martedì.
Contemporaneamente
Mirko Pascale si incontra con il suo amico sedicenne per bere una bibita.
Intorno
alle dieci
Mirko raggiunge il capannone dove sono al lavoro i fratelli
Pandolfo.
Chiede di Lucio che però
si è appena allontanato
per un caffè.
Mirko allora
gira su se stesso e
riparte alla
volta di Grunuovo dove i
Pandolfo
risiedono. Padre di due
bambini,
notata la scena, Fiore si fa
raccontare
quanto accaduto e preoccupato per il fratello, sale sulla sua
Audi A3
seguendo la Fiat 500 di
Mirko. Una
volta raggiunti, secondo
la
testimonianza del 16enne che era
in auto con
l’omicida, la Fiat 500 di
Pascale si
sarebbe fermata perché
abbagliata
dai fari dell’auto di Pandolfo che lo seguiva nel medesimo
senso di
marcia. Sceso dall’Audi,
Pandolfo,
avrebbe sferrato un calcio
alla Fiat
500 che sarebbe perciò ripartita immediatamente. Il tempo di
fare pochi
metri e nuovamente Pandolfo avrebbe frenato proprio davanti
alla 500
costringendo così Pascale a
fermarsi. A
quel punto l’omicidio. E
poi il
rapido allontanamento dalla
scena del
delitto verso l’abitazione
del
sedicenne da dove poi Pascale si
fece
accompagnare a costituirsi.
F. F.
LA
pistola Glock calibro 40
con
cui il 23enne di Suio
Mirko
Pascale, il 18 febbraio, uccise il 30enne Fiore Pandolfo in via Vellota a
Santi
Cosma e Damiano sarà sottoposta a perizia presso il centro scientifico dei
Carabinieri
a Roma il prossimo 20 settembre. Un’in -
dagine
apparentemente di
prassi
ma che servirà agli
inquirenti
per verificare la
storia
dell’arma, tramite soprattutto l’analisi delle zigrinature interne, ovvero se
sia
stata
u
t il i z za t a
i
n a l t r i
eventi
del i t t u o
s i
c
om me ss i
negli
ultimi anni.
Un
particolare non
s
e c on d ario quello
della
storia della
pistola
come peraltro sarebbe emerso
durante
l’interrogatorio di
garanzia
quando lo stesso
indagato,
che si consegnò ai
Carabinieri
di Formia poche ore dopo il delitto, davanti al Gip Guido Marcelli
avrebbe
ammesso che l’ar -
ma
quella sera aveva già
sparato
seppure non impugnata da lui. Quando, da chi
e
dove sono le domande alle
quali
la perizia sulla pistola
potrebbe
aiutare a trovare
una
risposta. Aspirante vigilantes, da cui il regolare
possesso
della licenza per il
porto
d’armi, secondo la
ricostruzione
effettuata da
un
sedicenne presente al
momento
del delitto e che
tuttora
non risulta indagato,
Pascale
deteneva l’ar ma
a
ll ’interno del cruscotto
della
sua Fiat 500. E da lì,
proprio
di fronte al minorenne, l’avrebbe estratta
quando
Pandolfo si sarebbe
avvicinato,
a dire dell’omi -
cida
in modo minaccioso,
alla
portiera dell’auto. Proprio dall’interno dell’abita -
colo
i primi colpi sparati
al
l’indirizzo dell’au tot rasportatore sancosimese che
inizialmente
avrebbe anche
provato
a ripararsi con una
mano.
Dodici i colpi esplosi
in
rapida successione e andati a segno di cui tre rimasero nel corpo della vittima
attingendo
alle parti vitali:
cervello,
polmone, fegato.
Una
rabbia fuori dal normale, ingiustificata, che l’omi -
cida
spiegò essere dovuta
alle
presunte minacce avvenute nei giorni precedenti
da
parte della vittima, in
merito
Pascale presentò anche un referto medico per
cui
era finito al Pronto Soccorso perchè colpito da una
mazza
da baseball, e dal
timore
che anche il 30enne
fosse
armato. Omicidio volontario aggravato dalla
premeditazione
la tesi accusatoria della Procura di Latina, sostituto Daria Monsurrò, che
nella vicenda,
invece,
non ha scorto a carico dell’indagato alcuna
giustificazione.
Ipotesi accusatoria a cui fino a ora,
peraltro,
non si è opposta la
difesa,
avvocato Pasquale
Cardillo
Cupo, che nel marzo scorso ha rinunciato a
sostenere
le proprie ragioni
di
fronte al Tribunale del
Riesame
attendendo l’evol -
versi
delle indagini che ora,
dopo
che sarà stato effettuato anche l’esame sulla pistola, saranno molto più vicine
alla chiusura. Nel fratt e m p o , a s
e i m e s i
d
al l’omicidio, il fratello
della
vittima, Lucio, sta
onorando
la memoria di
Fiore
organizzando a Santi
Cosma
e Damiano un torneo di calcetto. Un modo
per
non dimenticare, aspettando sia fatta giustizia di
quella
tragica notte di febbraio.
Francesco
Furlan