ORMAI è
emergenza vera nel Golfo di
Gaeta. La
copiosa presenza di mucillagini sta compromettendo in maniera
irreversibile
le sorti dei comparti della
pesca e del
turismo. La gravità del
fenomeno si
sta rapidamente diffondendo, dopo aver messo sotto scacco
l’intero
specchio acqueo del Golfo, a
tutta la
costa meridionale della Regione Lazio e fino alle coste settentrionali
persino
della Regione Campania. I
principali
imputati per la sciagura che
sta
scrivendo la storia recente della
qualità
delle acque del Golfo sono
l’inefficienza
del sistema depurativo
sudpontino e
gli allevamenti ittici posizionati proprio al centro del bacino
marittimo
del Golfo. Un quadro allarmante profilato da alcuni esponenti
politici del
casertano e nell’ambito
sudpontino.
Eppure numerose si sono
recentemente
succedute le analisi, i
controlli e
i tavoli tecnici. E sia l’Arpa
Lazio che
Legambiente, considerazioni su Gianola a parte, hanno classificato come pulite
le acque comprensoriali. Eppure non si placano le polemiche.
Ma andiamo
per ordine. Dapprima
all’inizio
di giugno scorso la Capitaneria di porto, i tecnici del Comune di
Formia,
Acqualatina e Arpa Lazio hanno incassato le accuse del sindaco di
Sessa
Aurunca secondo il quale il depuratore di Formia sta disperdendo dei
reflui che inquinano
le acque del litorale domizio. Passa circa un mese e si
svolge un
altro summit organizzato
dall’assessore
provinciale all’ambien -
te Gerardo
Stefanelli durante il quale si
garantisce
sull’efficacia del monitoraggio e si sancisce l’efficacia del controllo del
mare. Ma al problema del
rilascio di
fosforo e azoto provenienti
dai
depuratori, dalle attività agricole e
dalla
zootecnica si aggiungono anche
quelli
provenienti dagli allevamenti di
pesce.
Perciò, secondo Francesco Carta del circolo Piancastelli-Diana del Pd
di Formia,
diventa a questo punto determinante l’intervento della Regione
«perchè è
urgente ripristinare i fondi
per adeguare
i depuratori, e ciò va fatto
negli
impianti del Golfo ma anche in
quelli che
sversano i reflui nel Garigliano e nel Volturno». Perciò sarebbero poi le
correnti marine a fare il lavoro
‘sp or c o’,
ovvero portando in mare
aperto i
flussi dei due fiumi. E’ neces -
sario però
fare un salto nel passato,
secondo Carta,
e ricordare due momenti importanti nella cronistoria che
poteva
cambiare in peggio o in meglio
la
situazione attuale. Due questioni che
non si sono
entrambe verificate. «Anzitutto nel 2003 - ricorda Carta -, anche
grazie a una
partecipata protesta popolare, si bloccò il progetto di un allevamento di tonni
di 504mila metri quadri
di
superficie marina». E a tal proposito
uno studio
del professore Domenico
Ardizzolo,
incaricato dall’amministra -
zione
provinciale, dichiarò gli equilibri
ecomarini
del Golfo come «i più critici
di tutta la
Regione». Eppoi non trova
ancora
realizzazione l’area sensibile
nel Golfo di
Gaeta istituita il 19 febbraio del 2010 «che - prosegue Carta -
era
determinante per lo sviluppo economico sostenibile per la pesca, la
balneazione
e il turismo grazie alla
realizzazione
di nuovi depuratori entro
il 2015.
Appare perciò incompatibile la
permanenza
degli allevamenti ittici -
conclude
Carta - nonostante l’assesso -
re regionale
Aldo Forte dichiari di aver
trovato una
soluzione per una nuova
sistemazione
in profondità».
Adriano
Pagano
Nessun commento:
Posta un commento