A LT R E due persone potrebbero
essere iscritte nel registro
degli indagati, con l'ipotesi di
favoreggiamento, per l'omicidio
del 30enne Fiore Pandolfo
avvenuto a Santi Cosma e Damiano
lo scorso 19 febbraio in
via Vellota. E
se una delle
due potrebbe
e s s e r e i l
16enne sancosimese
testimone
oculare
dell'omicidio,
che si
presentò tre
giorni dopo il
delitto, accom
paga nto
da ll 'avvo ca to
Enzo Biasillo,
presso la
co mp agn ia
dei Carabinieri
di Formia
per rendere
spontan
e e
di chia razi oni
su quanto a
s u a c o n oscenza,
l'altra dipenderà dall'esito
delle analisi biologiche
sulla pistola che servì a compiere
il delitto e che non sparò
solo in quella occasione. «La
pistola era nel cruscotto nella
Fiat 500 di Mirko», aveva raccontato
il 16enne testimone
oculare, eppure quel cruscotto
nell’auto del 23enne Pascale,
viste le esigue dimensioni, non
avrebbe la capienza necessaria
a contenere una pistola Glock
calibro 40. Un particolare non
di poco conto che per forza di
cose aprirebbe scenari nuovi.
«Nell’auto c’è solo un portaoggetti
– precisa l’av vo c a t o
Alfredo D’Onofrio legale della
famiglia Pandolfo – che al
massimo potrebbe sostenere
un block notes e comunque
non contenere una pistola
Glock calibro 40. Inoltre –
aggiunge – questo portaoggetti
non è coperto da alcunché
per cui se la pistola era lì, come
il minorenne ha raccontato ai
carabinieri, deve averla per
forza vista prima che Mirko la
estraesse. E quello che mi
chiedo è quando? E se così
perché non lo ha riferito alle
forze dell’ordine, dove è andato
spontaneamente a testimoniare?
». E non è il solo dubbio
dell’avvocato D’Onofrio: «Si
è detto che Pandolfo, alla guida
della sua Audi A3, avrebbe
prima lampeggiato e successivamente
fatto fermare Pascale
effettuando quasi un testacoda
di cui però mancano le tracce
a terra di frenata. Inoltre –
sottolinea –, Pandolfo avrebbe
dato un calcio alla portiera
dell’auto Cinquecento di cui
però non vi è alcuna traccia
sulla carrozzeria». Dubbi che
procedono parallelamente
all’inchiesta del sostituto procuratore
Daria Monsurrò che
nel frattempo prosegue
nell’acquisire informazioni su
quanto avvenuto in quella tragica
notte. «Andando a ricostruire
le tracce balistiche degli
spari – evidenzia poi
D’Onofrio – pare che Pandolfo
abbia alzato le mani, un foro
trapassa la mano dall’interno
all’esterno, nel momento in
cui l’altro ha estratto la pistola.
Un segno di resa che rende
questo omicidio, ma è una mia
opinione, ancora più efferato e
molto distante dalla posizione
espressa sino a ora dall’inda -
gato che ha raccontato di aver
avuto paura che l’altro fosse
armato. E’ evidente che Pandolfo
era disarmato e inoffensivo
rispetto a chi si trovava
davanti». Sulla vicenda
dell’arma custodita in un cruscotto,
conferma l’avvocato
Enzo Biasillo assistente legale
del 16enne testimone oculare:
«Il ragazzo ha riferito chiaramente
agli investigatori di non
aver visto alcuna arma presente
e che questa è stata estratta
da un cruscotto quando Pandolfo
si è avvicinato all’auto.
Ulteriori particolari non gli sono
stati chiesti». Già oggi, intanto,
i legali di parte civile,
D’Onofrio e Testa, dovrebbero
incontrare il magistrato titolare
delle indagini al quale
comunicheranno tutti i loro
dubbi e ulteriori particolari acquisiti
da loro personalmente
su cui eventualmente indagare
nel caso questi non siano ancora
noti al sostituto Monsurrò.
Non ultimo chiarimenti sulla
pistola Glock che, secondo
quanto avrebbe dichiarato Pascale
in fase di interrogatorio
di convalida davanti al Gip,
quella sera non sparò soltanto
sul luogo dell’omicidio. Proprio
per capire dove, quando e
se per mano dello stesso Pascale,
o di altre persone, vanno
avanti gli accertamenti sull’ar -
ma tesi a individuare ogni impronta
digitale presente.
DA LATINA OGGI DEL 29.2.12
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