UN
giovane a capo della segreteria del Pd
e
lavorare per una candidatura di un
sindaco
dello stesso partito. Questo è
quanto
ha affermato Giancarlo Cardillo,
consigliere
comunale di opposizione ed
esponente
di spicco dello schieramento
che
ora fa capo ad Epifani.
«Queste
figure -ha detto Cardillo- si dovrebbero candidare, con un gruppo dirigente di
tutto rispetto e si devono presentare con un programma in cui si dice
‘datemi
cinque anni per fare le cose .
Dopo,
sia che le abbia fatte o abbia fallito,
lascio
ogni funzione e torno alla mia vita
professionale
e al mio normale impegno
c
iv i l e ’. Quello indicato è un possibile
rimedio
per l'emergenza, ma ci dobbiamo
augurare
che il partito e, aggiungo, anche
le
istituzioni, trovino presto una via normale per ripristinare il prestigio della
politica
e la fiducia dei cittadini. Che,
insomma,
sia in grado di far emergere una
nuova
classe dirigente più credibile. Servirebbero, al nostro partito, capi e non
leader.
C' è una differenza tra i due termini
,
che letteralmente possono sembrare la
stessa
cosa. Il capo non solo rappresenta
ma
costruisce. Il capo ha cura degli altri;
di
coloro i quali credono in lui e li spinge
a
migliorare e a diventare il ricambio del
futuro.
I grandi partiti italiani del novecento hanno avuto grandi capi, che hanno
saputo
obbedire e lavorare in squadra . E
che
hanno rifondato e ricostruito la nazione. Nel centro sinistra c'è bisogno di
persone
nuove. Ma bisogna onestamente
dire
che se molti dirigenti ’ve c c h i ’, con
tutti
gli errori e i difetti che ognuno vuole
loro
attribuire, resistono e dicono ancora
cose
ascoltate, è perchè sono stati e sono
i
soli nel campo democratico, in modi
diversi,
ad assomigliare ad un capo. Mi
auguro
-ha concluso Cardillo- che possano essere presto circondati e superati dai
giovani
che abbiano l'ambizione di essere
autentici,
profondi, duraturi, creativi. Di
essere,
cioè, i nuovi capi».
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