PARTIVANO da Tufo di Minturno
per procurarsi l'«oro rosso
», ma l'altra notte sono stati
pizzicati in flagrante dai carabinieri
di Castelforte che li hanno
arrestati. In manette sono
finiti due mamme e i rispettivi
figli, che di notte visitavano i
cimiteri alla ricerca del rame,
materiale con il quale sono realizzati
i discendenti delle tombe
e delle cappelle. I carabinieri
di Castelforte, coordinati dal
maggiore Pasquale Saccone,
dopo i furti registrati in zona
(cavi telefonici e al cimitero di
Santi Cosma e Damiano), hanno
predisposto un servizio di
controllo presso il cimitero di
Castelforte, dove puntualmente
si sono presentati i quattro, a
bordo di un'auto. Maria Gabriella
Spadaccini, di 58 anni, il
figlio Mattia Ciufo, di 37 anni
(residente in Corso del Popolo),
Angela Di Pastena, di 52
anni e il figlio Mario Vozzolo,
di 32 anni (residenti in via San
Vito ai confini col Comune di
Santi Cosma e Damiano), sono
entrati nel cimitero di Castelforte
muniti di
seghette e tronchesi
ed hanno
cominciato ad
appropriarsi di
rame posto su
una trentina di
loculi. Gli investigatori
pensavano
alla solita
banda di romeni,
specializzati
in furti di questo genere, ma di
fronte si sono trovati due madri
e due figli, che sbarcavano così
il lunario, con il furto di rame,
molto ricercato sul mercato. I
carabinieri hanno accertato che
era circa un quintale e mezzo,
per un valore di circa duemila
euro. I quattro
venivano arrestati,
mentre i
militari si recavano
in un capannone
di proprietà
del Vozzolo,
situato in
via San Vito,
nel Comune di
Minturno. Qui
trovavano altri
quattro quintali di rame, del
valore complessivo di circa novemila
euro. Il rame che era
stato rubato al cimitero di Castelforte
è stato restituito al personale dello stesso luogo, mentre
quello ritrovato nel capannone
appartiene ad altri furti. E'
probabile che sia quello trafugato
nelle scorse notti presso il
cimitero di Santi Cosma e Damiano.
Ieri pomeriggio si è
tenuto il processo per direttissima
presso il tribunale di Gaeta,
davanti al giudice monocratico
che ha condannato ad un anno
e otto mesi il Vozzolo; otto
mesi ciascuna per le due donne
ed obbligo di firma sino a luglio
per il Ciufo, per il quale
sono stati chiesti i termini a
difesa. Gli indagati erano difesi
dagli avvocati Larocca e Di
Matteo.
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