mercoledì 11 luglio 2012

ACQUE NEL GOLFO DI GAETA: SIAMO ALL'EMERGENZA





ORMAI è emergenza vera nel Golfo di
Gaeta. La copiosa presenza di mucillagini sta compromettendo in maniera
irreversibile le sorti dei comparti della
pesca e del turismo. La gravità del
fenomeno si sta rapidamente diffondendo, dopo aver messo sotto scacco
l’intero specchio acqueo del Golfo, a
tutta la costa meridionale della Regione Lazio e fino alle coste settentrionali
persino della Regione Campania. I
principali imputati per la sciagura che
sta scrivendo la storia recente della
qualità delle acque del Golfo sono
l’inefficienza del sistema depurativo
sudpontino e gli allevamenti ittici posizionati proprio al centro del bacino
marittimo del Golfo. Un quadro allarmante profilato da alcuni esponenti
politici del casertano e nell’ambito
sudpontino. Eppure numerose si sono
recentemente succedute le analisi, i
controlli e i tavoli tecnici. E sia l’Arpa
Lazio che Legambiente, considerazioni su Gianola a parte, hanno classificato come pulite le acque comprensoriali. Eppure non si placano le polemiche.
Ma andiamo per ordine. Dapprima
all’inizio di giugno scorso la Capitaneria di porto, i tecnici del Comune di
Formia, Acqualatina e Arpa Lazio hanno incassato le accuse del sindaco di
Sessa Aurunca secondo il quale il depuratore di Formia sta disperdendo dei
reflui che inquinano le acque del litorale domizio. Passa circa un mese e si
svolge un altro summit organizzato
dall’assessore provinciale all’ambien -
te Gerardo Stefanelli durante il quale si
garantisce sull’efficacia del monitoraggio e si sancisce l’efficacia del controllo del mare. Ma al problema del
rilascio di fosforo e azoto provenienti
dai depuratori, dalle attività agricole e
dalla zootecnica si aggiungono anche
quelli provenienti dagli allevamenti di
pesce. Perciò, secondo Francesco Carta del circolo Piancastelli-Diana del Pd
di Formia, diventa a questo punto determinante l’intervento della Regione
«perchè è urgente ripristinare i fondi
per adeguare i depuratori, e ciò va fatto
negli impianti del Golfo ma anche in
quelli che sversano i reflui nel Garigliano e nel Volturno». Perciò sarebbero poi le correnti marine a fare il lavoro
‘sp or c o’, ovvero portando in mare
aperto i flussi dei due fiumi. E’ neces -
sario però fare un salto nel passato,
secondo Carta, e ricordare due momenti importanti nella cronistoria che
poteva cambiare in peggio o in meglio
la situazione attuale. Due questioni che
non si sono entrambe verificate. «Anzitutto nel 2003 - ricorda Carta -, anche
grazie a una partecipata protesta popolare, si bloccò il progetto di un allevamento di tonni di 504mila metri quadri
di superficie marina». E a tal proposito
uno studio del professore Domenico
Ardizzolo, incaricato dall’amministra -
zione provinciale, dichiarò gli equilibri
ecomarini del Golfo come «i più critici
di tutta la Regione». Eppoi non trova
ancora realizzazione l’area sensibile
nel Golfo di Gaeta istituita il 19 febbraio del 2010 «che - prosegue Carta -
era determinante per lo sviluppo economico sostenibile per la pesca, la
balneazione e il turismo grazie alla
realizzazione di nuovi depuratori entro
il 2015. Appare perciò incompatibile la
permanenza degli allevamenti ittici -
conclude Carta - nonostante l’assesso -
re regionale Aldo Forte dichiari di aver
trovato una soluzione per una nuova
sistemazione in profondità».
Adriano Pagano

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