sabato 29 dicembre 2012

REGIONE LAZIO: NESSUNA RIDUZIONE DEI CONSIGLIERI REGIONALI. LA CASTA HA MANTENUTO INTATTI I SUOI PRIVILEGI! CHISSà SE I MAYA ABBIANO IMMAGINATO LA FINE DEL MONDO PENSANDO PROPRIO A QUESTA CLASSE POLITICA?







IERI mattina c’avevano provato, con alcuni emendamenti, sia Francesco Storace della Destra sia Chiara Colosimo, capogruppo del Popolo
della libertà alla Pisana. Ma
niente da fare. Il Consiglio
regionale non muterà la propria composizione da 70 a 50
consiglieri. E resta anche il
listino bloccato legato
a ll ’elezione del presidente.
Gli emendamenti sono stati
infatti ritenuti inammissibili.
«Io e la Colosimo proponiamo per il Lazio 50 consiglieri
e non 70 e l'abolizione del
listino - ha scritto quasi in
tempo reale Francesco Storace via Twitter - La sinistra
strilla che non vuole. L'Udc
pure». Molto più articolata la
spiegazione data dall’espo -
nente del Pdl Chiara Colosimo. «Con il collega Francesco Storace - spiega la capogruppo Pdl - avevamo
presentato degli emendamenti che contemplavano la
riduzione a 50 dei consiglieri
regionali e l’abolizione del
listino bloccato. Volevamo
che in un momento di forte
sentimento antipolitico, il
boccino tornasse ai cittadini;
anzi, volevamo fare di più:
eliminare quel listino, in cui
anche io sono stata eletta, che
non si può mantenere perché
i partiti hanno dimostrato di
non essere in grado di selezionare la classe dirigente e
che questo sarebbe più giusto
lasciarlo fare ai cittadini».
Continua Colosimo: «Veniva
chiesta trasparenza, noi abbiamo dato una risposta più
forte di quella fornita dai vertici locali del nostro partito.
Come gruppo consiliare, autonomamente, ci siamo dotati di commercialista, di un
regolamento e stiamo per
mettere online il nostro bilancio trimestrale. Mi è stato
invece rimproverato di non
essermi occupata di nomine:
è vero, non mi sono occupata
di nomine, ma soltanto dei
criteri con cui queste nomine
si sarebbero eventualmente
dovute fare. Rimproveriamo
dunque ai vertici locali di
questo partito di essere stati
assenti. Oggi forse paghiamo
la nostra inesperienza come
gruppo, che si è contrapposto
a norme inique, ma non siamo disposti a pagare con la
nostra dignità».

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