COMUNICATO STAMPA DELL'AMMINISTRAZIONE DI SANTI COSMA E DAMIANO!
Restituito il Protocollo d’Intesa stipulato con la Provincia di Latina in merito alla demolizione della Chiesa di Campomaggiore. In una nota inviata al Presidente di Via Costa Armando Cusani e per conoscenza al Presidente del Consiglio Provinciale Michele Forte, il Sindaco Vincenzo Di Siena, rammaricato per l’atteggiamento usato in merito dalla Provincia di Latina ha inteso procedere alla revoca unilaterale degli impegni assunti. Nel luglio del 2011, infatti, l’Ente di Via Costa aveva deciso di contribuire a sostenere le spese per la demolizione dell’attuale Chiesa di Campomaggiore per un importo di € 100.000,00 condizionandolo alla firma di un protocollo d’intesa da parte del Comune di Santi Cosma e Damiano, cui la somma sarebbe stata trasferita solo a seguito di assunzione di determinati impegni esplicitati nel protocollo stesso. Il Comune di Santi Cosma e Damiano, con senso di responsabilità aveva fatto proprio questo protocollo sottoscrivendolo immediatamente con tutti gli oneri che ne sarebbero comunque derivati a carico della collettività aurunca. Qualche mese fa, invece, in maniera unilaterale e senza nè preavviso né alcun accordo verbale la Provincia ha inviato una lettera solo per comunicare che per accelerare i tempi, l’importo stanziato veniva trasferito direttamente alla Parrocchia di Sant’Antonio eliminando, quindi, dalla procedura la presenza del Comune e disattendendo il protocollo che lo stesso Cusani aveva imposto! Un grave atto di scorrettezza istituzionale per il metodo utilizzato che mostra chiaramente la poca considerazione della Provincia di Latina nei confronti della collettività di Santi Cosma e Damiano. Da qui, anche l’appello al Sen. Michele Forte, quale Presidente del Consiglio Provinciale affinchè non consenta il sopravvento di questi metodi di gestione della cosa pubblica che antepongono interessucci di bassa lega politico – partitica agli interessi generali della collettività che pur, vivendo all’estremo Sud della Provincia merita tutto il rispetto possibile ed immaginabile anche per il contributo fornito all’attuale governo pontino.
LA STORIA.
LA
chiesa di Sant'Antonio in Campomaggiore
di
Santi Cosma e Damiano, è stata costruita in
legno
alla fine degli anni 40 sul sito dell'ex
cimitero
vecchio dei Comuni di Castelforte e
Santi
Cosma e Damiano, grazie alla donazione
della
“Charitas svizzera”. Dopo la sua realizzazione, la parrocchia, con decreto del
Presidente
della
Repubblica, venne riconosciuta nel 1950;
da
quell’anno iniziò l’attività pastorale, affidata
a
don Giuseppe Saroli, che vi rimase sino al
1963.
Agli inizi degli anni 70, la parrocchia fu
affidata
ai padri trinitari, primi legatari per
testamento
pubblico di donna Giulia Viccari
con
atto del 16 marzo 1948. Su progetto dell'architetto professor Giuseppe Zander,
fu edificata
la
chiesa con strutture in cemento armato e
tufo.
I lavori, realizzati dalle ditte Coviello e
Testa,
terminarono nel 1976, rimanendo attiva
e
frequentata per 35 anni, cioè sino al momento
della
sua chiusura. Nel 2010 il parroco, frate
trinitario
Giuseppe D'Agostino, propose agli
amministratori
di Santi Cosma e Damiano la
realizzazione
di una nuova grande chiesa, che
sarebbe
stata costruita col contributo della
C.E.I.
e dei fedeli per una spesa complessiva di
circa
di un milione e 250mila euro; il 75%
sarebbe
stato erogato dalla stessa commissione
episcopale,
mentre il 25% sarebbe stato a carico
dei
fedeli, grazie alle offerte. Per la demolizione,
invece,
i fondi dovevano essere stanziati, come
poi
è avvenuto, dalla Provincia. Da qui prese
avvio
la polemica, che si trascina da oltre un
anno
e mezzo, tra i favorevoli alla demolizione
e
ricostruzione e i contrari, che, invece ne
chiedevano
e chiedono il restauro, in quanto
l’immobile
non era pericolante. Il sindaco Vincenzo Di Siena, ricevuta la diffida dai
vigili del
fuoco
di Latina, ha emesso, nell'agosto del
2011,
un'ordinanza di chiusura della chiesa,
per
motivi di sicurezza. Una chiusura che continua e che oggi obbliga i fedeli a
seguire le
funzioni
nell'ex teatrino posto di fianco alla
ch
i e s a .
CHI
E’ CONTRO L’ABBATTIMENTO.
QUA
N D O iniziammo la nostra battaglia contro la demolizione e
ricostruzione
della chiesa di Sant’Antonio ci rendemmo subito conto che
si
trattava di un progetto che non avrebbe avuto l’esito invocato, ed oggi
i
risultati ci danno ragione, in quanto la stessa struttura religiosa non sarà
abbattuta
anche perché è di proprietà dell'ente parrocchia». Questa la
dichiarazione
dell’avvocato Cosmo Damiano Pontecorvo, che da un anno
e
mezzo circa sta portando avanti la battaglia, insieme ad altri cittadini di
Santi
Cosma e Damiano. «Quanto deciso dal Comune di Santi Cosma
e
Damiano - ha detto Pontecorvo - dimostra il chiaro ravvedimento degli
amministratori
che sono stati diffidati da me e dai vigili del fuoco, perché
non
si compisse un atto che è stato definito sacrilego da alcuni religiosi
della
zona. Io ed altri cittadini di Santi Cosma e Damiano, non appena
venuti
a conoscenza del singolare progetto, abbiamo paventato ulteriori
danni
contro i beni del nostro territorio. Più volte abbiamo informato gli
enti
preposti e le autorità religiose (una nota è stata inviata anche al
cardinal
Bagnasco presidente della CEI) affinché si procedesse ad un
recupero
ed una riattivazione delle funzioni di una chiesa, realizzata in
strutture
di cemento armato, meno di 40 anni fa. La nostra tesi è stata
avallata
da un sopralluogo effettuato dai vigili del fuoco di Latina e da
un
contestuale accoglimento da parte dell'ufficio del Genio Civile di
Latina.
Circa lo stanziamento di fondi, disposto dalla Provincia, informeremo anche la
Corte dei Conti». L'avvocato Pontecorvo va giù duro e
punta
il dito anche contro l'Arcivescovo di Gaeta, don Fabio Bernardo
D’Onorio,
«il quale -ha proseguito lo stesso legale di Santi Cosma e
Damiano-
in una riunione organizzata dal parroco locale, con la partecipazione di alcuni
tecnici, ebbe ad affermare che la chiesa era pericolante.
Questo
è uno dei motivi per i quali abbiamo iniziato una raccolta di firme
per
chiedere ai vertici del Vaticano il trasferimento del presule e dei
trinitari
che curano le attività della parrocchia di Campomaggiore»
I
PROBLEMI ATTUALI.
IN
fondo è vero: oltre l’econo -
mia
c’è la fede. A Santi Cosma
e
Damiano lo hanno compreso
ed
è uno dei pochi posti al
mondo
dove prima di parlare
dei
problemi economici si affrontano quelli religiosi a riprova che stiamo nel
cuore cattolico della provincia di Latina, il
sud.
Così al sud che è quasi
Caserta,
ma ci manca qualche
chilometro
e dunque la competenza per la curiosa storia di una
chiesa
inagibile (ma forse no)
appartiene
alla Diocesi di Gaeta. Il Vescovo in carica, la prima
volta
che ha messo piede a
Campomaggiore
ha detto che la
struttura
era «pericolante». Frase santa. L’am min ist ra zio ne
all’epoca
in carica prese come
oro
colato quanto detto da sua
eccellenza
e, forse anche per
non
contraddire l’istituzione
cattolica
più importante
nell’ordine
gerarchico locale, si
mise
subito in movimento per
dichiarare
formalmente l’inagi -
bilità
e buttare giù tutto per poi
ricostruire
una nuova chiesa.
Nessuno
allora e neppure oggi
si
è mai chiesto come mai un
monumento
del genere sia già
da
cancellare dopo neanche 50
anni
dalla sua costruzione. Magari qualcuno ha fatto un errore
di
calcolo... o di progettazione... o di esecuzione.... Il punto,
invece,
non è questo, bensì la
spesa
da sostenere per l’abbat -
timento,
centomila euro già
stanziati
dall’amministrazione
provinciale
che, tutto sommato,
avrebbe
pure altre cose cui pensare. Per quanto spesso si occupi di affari religiosi,
feste patronali e restauri di cattedrali sparse qui e lì ma soprattutto nel sud
pontino.
I soldi sono stati assegnati a luglio del 2011 quale
«contributo
alle spese di demolizione della chiesa» anche per
attutire
l’impatto economico
dell’impresa
sulla comunità locale. Ma poi, qualche mese fa,
la
stessa Provincia ha comunicato con una lettera di disdire il
protocollo
con il Comune e di
affidare
(per accelerare i tempi)
la
stessa somma alla parrocchia
di
Sant’Antonio. Per il sindaco
questo
sì che è un affronto. E
infatti
ha restituito il protocollo d’intesa al
mittente,
cioè al
presidente
della
Provincia
e inviato una lettera
aperta
più che
avvelenata
al
presidente
del
Consiglio
Michele Forte,
chiedendogli
di
ripensare
tutta questa storia. In
teoria
adesso le ruspe dovrebbe
mandarle
e pagarle la parrocchia.
Ma
nel frattempo chi penserà
alle
preghiere? E, soprattutto, la
Provincia
di Latina troverà
qualcosa
di diverso da fare che
inseguire
le esigenze cattoliche
dell’estremo
sud della provincia. A guardar bene nella stessa
zona
ci sono gravissimi problemi ambientali, aziende in crisi,
strade
a pezzi. Basta farci caso.
E
pregare che non tutti si accorgano di quel disastro.
IL
FUTURO.
Ma
è davvero pericolante e da
buttare
giù la chiesa di Campomaggiore? I vigili del fuoco dicono che si può aggiustare
ma il
Vescovo
dice che non va. La
Provincia
stanzia dei soldi per
pagare
le ruspe ma adesso il
sindaco
si è offeso perché quel
denaro
è andato alla parrocchia e non al Comune. E forse
la
chiesa si salva!
SE
fosse considerata
p
a r t e i n t e g r a n t e
dell’immenso
patrimonio storico e artistico
della
provincia di Latina probabilmente sarebbe un po’ più difficile parlare di
abbattimento. Ma in questo
caso
sembra di stare a
discutere
di un condominio che deve essere
sostituito
con un residence di più moderno
concepimento
architettonico. E a stupire ancora una volta è la frattura che si è creata
nella
comunità
locale (almeno in una parte) che
vorrebbe
conservare la
chiesa
in quanto luogo
d’affetto
oltre che un
posto,
come molti altri,
dall’elevato
valore simbolico per chi ha fede.
E’
possibile che adesso
l
a p a r r o c c h i a d i
Sant’Antonio
acceleri
l’iter
di abbattimento e
dimostri
così di essere
più
veloce della burocrazia che caratterizza
gli
enti pubblici, generalmente molto lenti,
Così
in qualche modo si
attenuerà
lo scontro sulle scelte della Provincia.
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