martedì 18 settembre 2012

SCANDALO ALLA REGIONE LAZIO: COME LAVORANO CON IL METODO "FIORITO" ALIAS "BATMAN"





ORA che tutto sta franando sono in molti a tremare
e non solo nel gruppo del
Pdl della Regione, epicentro del
t e   r r   e m o   t o
che riguarda
soprattutto le
spese con i
s o l d i   d e l
c o n t o   d e l
partito, ma
anche le assunzioni di
parenti, amici e fidanzate. Le indagini della Procura di Roma
per ora puntano sull’ex
capog ruppo
(che si è autosospeso dal
partito) Franco Fiorito,
ma non solo
su di lui perché proprio
l’ex sindaco di Anagni ha
trascinato con sè sospetti e
ricevute che riguarderebbero pure gli altri consiglieri del gruppo, cui sono
stati consegnati soldi senza verifiche sulle ricevute
né sulle giustificazioni. A
latere si muove, già da
qualche mese, la Corte dei
Conti, essendo la Regione
Lazio la più indebitata di
tutte per via dei costi della
sanità (e della politica).
Da due giorni sono finite
nel tritacarne le assunzioni della Regione Lazio, il
personale fatto di nomi
noti, parenti, amici e conterranei del bel mondo
della politica laziale. E
Latina non fa eccezione.
Anzi sta facendo un figurone quanto a rappresentanza. Nella maxiformazione pontina di funzionari, segretari, uffici stampa,
collaboratori, autisti, amministrativi, segretari generali e direttori c’è una
percentuale molto alta che
timbra il cartellino «quando può», per il resto lo
fanno i colleghi oppure
l’interessato di turno risulta fuori dagli uffici della
Pisana «per servizio esterno». Chi controlla? Gli
stessi che firmano il visto
del permesso esterno.
Dunque nessuno. Molti
componenti della delegazione pontina hanno problemi familiari e per questo usufruiscono di ulter i o r i   p e r m e s s i   p e r
assistenza ai familiari (ex
legge 104), tra questi c’è
chi continua ad avere il
permesso Asl della legge
104 anche se il familiare
da assistere è defunto. Chi
controlla? Dovrebbe farlo
la Asl. La quale è «controllata» da Pdl e Udc e un
po’ anche dal Pd; quindi
nessuno. Lo stuolo di dipendenti regionali part time, che fa sì meno ore ma
ha anche uno stipendio
inferiore all’esercito di
«assistenti familiari» ex
legge 104, ha presentato
un esposto alla segreteria
generale della Presidenza
del Consiglio del Lazio
elencando tutti i permessitruffa dei pontini e invocando l’intervento dei sindacati di categoria. Nessuna risposta. Anzi una c’è
stata, proprio dalla maxi
segreteria della presidenza del Consiglio: «Qui
ognuno ha un referente
politico perciò non si può
fare niente contro queste
storie». Ma è una risposta
solo verbale. E non fa
testo, né prova. Per adesso.

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