martedì 4 settembre 2012

RINVIO A GIUDIZIO PER UN GIOVANE DI SANTI COSMA E DAMIANO






GIUDIZIO immediato per il 24enne
sancosimese Fabio Buonamano, archiviazione per la posizione della 49enne
madre, originaria di Roccarainola, Giovannina Cardone. Questa la richiesta del
pm Marco Giancristoforo e fatta propria
dal giudice per
le indagini preliminari Costantino De Robbio
che ha firmato il
decreto di giudizio immediato e
l’ar chivi azi on e.
Al centro della
vicenda l’opera -
zione «Caronte», un’indagine
portata avanti
dai Carabinieri
della Compagnia di Formia
per spaccio di
st up eface nt i,
droga, hascisc e
cocaina, tra Formia, Scauri e
Santi Cosma e
Damiano, le cui
indagini sono
tuttora in corso e
per cui a maggio
furono arrestate
cinque persone.
Proprio in questa inchiesta si
inserisce la vicenda di Buonamano nella cui abitazione, nel corso di una perquisizione, furono sequestrati centoventi grammi di hascisc e quindici di cocaina da cui
l’arresto in flagranza. Già nel successivo
interrogatorio di garanzia, però, l’avvo -
cato difensore Pasquale Cardillo Cupo
riuscì da subito a dimostrare come la
madre di Buonamano, moglie di quel
Domenico coinvolto a sua volta in due
inchieste relative a un omicidio avvenuto nel casertano e in quella denominata
Anni 90, il cui processo si è concluso con
la condanna di alcuni esponenti di un
gruppo considerato contiguo al clan dei
casalesi, fosse completamente all’oscu -
ro della detenzione di droga da parte del
figlio. Non così per il figlio Fabio, attualmente detenuto in carcere, all’interno
della cui camera da letto i carabinieri
rinvennero anche materiale atto al confezionamento della sostanza. Per lui l’av -
vocato difensore avrà ora quindici giorni
di tempo per valutare e decidere se proporre un rito alternativo. A dare il via
all’operazione Caronte furono le denunce di alcuni insegnanti di diversi istituti
scolastici di Formia allarmati dai sintomi di sonnolenza, tipici di chi assume
droghe, che i loro allievi manifestavano
durante le lezioni. Da qui, e grazie alla
collaborazione di un giovane consumatore che raccontò di aver subito minacce
di morte continue da parte di uno degli
arrestati, il via all’inchiesta partita tra
marzo e aprile del 2010 che vede indagate, oltre i cinque arrestati, altre venti
persone. A dare forte impulso inoltre,
l’arresto, sempre nel 2010, del meccanico navale Massimo Cannvacciuolo, sorpreso ad attraccare sul Garigliano a bordo di un gozzo con un chilo di hascisc
proveniente da Mondragone dove gli era
stato consegnato da un altro arrestato: il
41enne Gildo Russo. Proprio dal metodo
usato per il trasporto dello stupefacente
il nome dell’operazione: «Caronte», il
traghettatore dell’Ade che conduceva i
nuovi morti da una riva all'altra del fiume
Acheronte.

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