mercoledì 12 settembre 2012

ENTRO IL 2 OTTOBRE LE PROPOSTE PER IL RIASSETTO DELLE PROVINCE NEL LAZIO







IL presidente della Provincia
di Latina, dal canto suo, ha già
fatto sapere in merito come la
pensa. Presentando l’ennesi -
mo ricorso al Tar contro il
decreto legge del Governo rispetto alla proposta di riordino delle province italiane. Un
cruccio, quello del nuovo assetto istituzionale del Lazio,
che però non turba soltanto i
sonni del pontino Armando
Cusani. Sul tema si dibatte
infatti da mesi anche in ambito regionale. Al punto che ieri
mattina alcuni consiglieri della Pisana, tra i quali la pontina
Lilli D’Ottavi, hanno riproposto il tema al centro del dibattito politico. In che modo?
Invocando dai banchi della
commissione federalismo un
Consiglio regionale straordinario dal quale uscire con una
proposta chiara contro il
«provvedimento-scure» del
governo Monti. Contromisure chiare in tempi strettissimi.
Già, perché mentre ogni amministrazione provinciale e
ogni partito politico sembrano avere la propria ricetta per
scongiurare il taglio, l’accor -
pamento o - in qualche caso -
la definitiva scomparsa di
questo o quell’ente, il Cal, il
consiglio delle autonomie locali, ha tempo fino al prossimo 2 ottobre presentare alla
Regione Lazio la sua proposta
di riordino delle province.
Prassi che spetterà poi alla
stessa Regione Lazio nei confronti del Governo. In quel
caso la scadenza è fissata al
24 di ottobre. Poco più di un
mese che, conoscendo l’agili -
tà elefantiaca delle amministrazioni pubbliche, non dovrebbe indurre a troppa tranquillità. Da qui, pertanto, la
richiesta di un’assise regionale «straordinaria». Per contenuti, vista la gravità del ragionamento da affrontare, ma anche - anzi soprattutto - per
tempi da rispettare. L’i n d i c azione generale, tuttavia, sembra essere quella di una Regione Lazio a tre province:
Roma Capitale e due amministrazioni provinciali, una del
nord e una del sud. Su questo
impianto sembrano al momento essere d’accordo i
maggiorenti dei più importanti partiti di maggioranza e
di opposizione. Convinti, al
pari di Cusani, che l’opera -
zione più logica e - forse -
indolore sia per il territorio
pontino quella di una provincia del basso lazio slegata da
Roma Capitale che a quel
punto non sarà più la sorella
matrigna che abbiamo imparato a conoscere.
Poi c’è chi, come il consigliere regionale del Pdl Lilli
D’Ottavi, affiderebbe la scelta ad un referendum. Strumento che dovrebbe essere
concesso ai cittadini romani
liberi di esprimersi sul decreto per Roma Capitale. Una
opportunità di partecipazione
democratica che, però, non è
data a tutti i cittadini
del Lazio. «Mi rammarico che queste
opzioni non sono attribuite alle popolazioni delle altre province del Lazio -
spiega D’Ottavi -
che vedono calarsi
dall’alto le decisioni
sulla ripartizione
territoriale. A tal
proposito considero
condivisibile l’indi -
zione di un Consiglio straordinario
sul nuovo assetto
p ol i t ic o - is t i tu z i on ale. Mi rivolgo però
alla Regione da cittadina com u n i t a r i a   e c r e d e n t e
nell’Unione Europea: alla luce dei cambiamenti posti in
essere dalla Spending Review, cosa s’intende fare per
le popolazioni locali (da considerare fra le più antiche del
mondo) che vengono private
delle province? - si chiede il
consigliere regioanle Pdl - In
particolare, si consentirà loro
di far parte di un progetto
economico-sociale che consenta al Lazio di occupare un
ruolo di primo piano nei rapporti con l’Unione Europea?». Domande che troveranno risposta, con ogni probabilità, nel corso del
prossimo Consiglio regionale
straordinario.

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