giovedì 14 febbraio 2013

OIBO' CHE SORPRESA: IL GARIGLIANO è RADIOATTIVO!....INTANTO LE AMMINISTRAZIONI SCRIVONO DOCUMENTI E REPLICHE, MA PREFERISCONO IL "SONNO"!!!!!! TANTO è MOLTO PIù COMODO DORMIRE CHE RIMBOCCARSI LE MANICHE E FARE! FORSE CHE FINALMENTE SI HA LA PROVA CHE LE PATOLOGIE TIROIDEE, DI CUI INSPEGABILMENTE SI RISCONTRA UN'INCIDENZA ANOMALA TRA LA POPOLAZIONE, TROVANO SPIEGAZIONE NELLA PRESENZA DI CESIO RADIOATTIVO NELLE ACQUE DEL GOLFO E CONSEGUENTEMENTE NELLA CATENA ALIMENTARE?







LE ACQUE del Garigliano prospicienti gli scoli dei reattori
della vecchia centrale nucleare
di Sessa Aurunca sono inquinate da radioattività.
E’ quanto emerge, dopo due
mesi di attesa, dalle analisi condotte dai militari del
Cisam - Centro interforze studi applicazioni militari – di San
Piero a Grado a Pisa
sui prelievi effettuati a
fine novembre del nucleo sommozzatori
della Guardia di Finanza di Napoli. La
settimana scorsa, infatti, i risultati delle
indagini sono stati
consegnati al sostituto
procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere Giuliana Giuliano che, a
fine novembre, aveva
aperto il procedimento penale 9664/12 per
irregolarità in materia
di sicurezza nucleare
(decreto legislativo
230/95). Da quanto si
apprende, la radioattività riscontrata non
sarebbe elevata, seppure c’è da intendersi
su cosa questo rappresenti, ma di fatto ora l’inquina -
mento è palesato anche dalle
analisi e la Sogin, che sarebbe
già stata informata dei risultati,
si starebbe già attivando per avviare una bonifica d’u rg e n z a
dopo che sei mesi fa l’aria di
rispetto di fronte agli scoli dei
reattori già era stata ampliata
andando a coprire quasi l’intero
specchio acqueo prospiciente.
Al momento tra gli indagati
compare un solo nome ovvero
quello di Marco Iorio, attuale
responsabile per conto della Sogin Spa della disattivazione della Centrale del Garigliano.
L’iscrizione nel registro degli
indagati nasce in seguito all’ac -
certamento effettuato dai finanzieri del Nucleo Mobile della
Guardia di Finanza di Mondragone comandati dal capitano
Marco Biondi che, a fine novembre, a seguito di un blitz
durato quasi diciotto ore, avevano appurato che i controlli
dell’Arpa Campania all’interno
del sito dismesso, che dovevano
essere semestrali, in realtà non
venivano effettuati da sette anni.
Inoltre, nell’ambito delle stesse
verifiche, veniva riscontrato che
il registro degli scarichi liquidi e
aeriformi era compilato a matita. Al di là poi dei controlli
strettamente amministrativi, i finanzieri avevano verificato che
nella zona che il piano di bonifica denomina Trincee, in
un’area a cielo aperto interna
alla centrale e di circa novecento
metri quadrati poi finita sotto
sequestro, a una profondità tra i
venti e i cinquanta centimetri,
praticamente a contatto con la
falda acquifera, giacevano sotterrati rifiuti in attività: dalla tuta
al materiale tecnico.
Tu t t ’ora l’area viene monitorata dai finanzieri che almeno
ogni tre giorni accedono all’in -
terno del sito nucleare per controllare che i sigilli apposti a
novembre siano rispettati. Resta
il fatto che il pericolo che
tutt’ora la centrale rappresenta
per le popolazioni confinanti resta costante ed evidente al di là
delle frasi di circostanza tese a
rasserenare la situazione. Il termine per le operazioni di decommissioning è atteso per il
2022 dopo un’iniziale ottimistica previsione che parlava del
2016.
CESIO 137 ma anche Cesio
134 e Cobalto 60. Sono questi i materiali radioattivi che
l’Istituto Superiore di Sanità
già in una relazione del 4
agosto 1984, segnalava essere presenti e sedimentati nel
Golfo di Gaeta: «Per una
serie di ragioni descritte in
notevole dettaglio nella letteratura tecnica, si sono prodotti fenomeni di accumulo
del Cobalto e del Cesio, scaricati nel fiume Garigliano,
all’interno del golfo di Gaeta. Ciò è indubbiamente legato all’insediamento della
centrale». E così anche
u n’indagine dell’Enea del
1980 che ugualmente rilevò
contaminazione radioattiva
in una vasta porzione di mare. Un accumulo trentennale
e che, stando alle ultime analisi condotte dal Cisam di
San Piero a Grado, non si è
mai interrotto, di fatto continuando a inquinare le acque
del golfo. Bassa o alta che
sia la radioattività riscontrata, infatti, l’ambiente marino
allo stato risulta inquinato e
non è peregrino pensare che,
preso atto della situazione, la
Procura di Santa Maria Capua Vetere, dopo l’iniziale
solo reato di irregolarità in
materia di sicurezza nucleare (decreto legislativo
230/95), possa ora decidere
di procedere anche per disastro ambientale. Un reato
questo, che aprirebbe uno
scenario nuovo e che metterebbe sul banco degli accusati anche i vari istituti che in
questi anni si sono succeduti
nei controlli, ultimo l’Ispra
ovvero l’Istituto superiore
per la protezione e la ricerca
ambientale. Nato con decreto legge del 2008 e con
l’obiettivo di razionalizzare
l'attività svolta da tre precedenti organismi così da assicurare maggiore efficacia alla protezione ambientale anc h e   n e l l ' o t t i c a   d e l
contenimento della spesa
pubblica, oggi un ente vigilato dal Ministero dell'Ambiente e per la Tutela del
Territorio e del Mare il cui
direttore è Bernardo de Bernardinis, 64 anni, professore
di ingegneria idraulica, nominato dal Consiglio dei Ministri nell’ottobre del 2010 e
condannato a sei anni con
sentenza in primo grado di
giudizio il 22 ottobre 2012
dal Tribunale de L’Aquila
per omicidio colposo plurimo e lesioni perché componente della commissione
grandi rischi che si occupò
del terremoto abruzzese del
6 aprile 2009. A onor del
vero, a seguito della condanna de Bernardinis aveva offerto le proprie dimissioni
ma queste, il 24 ottobre scorso, gli erano state respinte
direttamente dal ministro
dell'Ambiente Corrado Clini
che gli aveva riconfermato la
fi d u c i a .

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