giovedì 23 febbraio 2012

IERI LE ESEQUIE DI FIORE PANDOLFO.


«ANCHE se lontani fisicamente ti siamo vicini con il cuore e con la mente. Ciao Lupin».

Questo l'ultimo messaggio lanciato dai suoi amici a Fiore Pandolfo, chiamato

Simpaticamente «Lupin», durante le esequie funebri svoltesi ieri mattina nella chiesa

di Campomaggiore, alle quali hanno partecipato un migliaio di persone.

Tanti erano coloro che hanno voluto essere presenti ai funerali dell'autotrasportatore

Di Santi Cosma e Damiano, ucciso sabato sera da 12 colpi di pistola esplosi dalla

Smith e Wesson calibro 40 di Mirko Pascale, 23enne di Suio di Castelforte.

Una cerimonia caratterizzata dalla presenza sul piazzale della chiesa di Sant'Antonio da Padova di Campomaggiore del tir della società della vittima, uno Stralis rosso che, al passaggio del feretro ha fatto sentire il suono del clacson, azionato dal conducente

del pesante mezzo. «Quel tir - ha detto, tra le lacrime, un amico di Santi Cosma e

Damiano presente ai funerali - era la sua passione. Ma da qualche tempo ripeteva che gli piaceva nero. Purtroppo non ce l'ha fatta a vederlo di quel colore».

Palloncini colorati, coriandoli e fuochi artificiali hanno accompagnato l'uscita della salma dalla chiesa, al termine della santamessa celebrata dal padre Matteo, sacerdote trinitario che ha sostituito padre Giuseppe, attualmente in Messico. Lo stesso

sacerdote ha affermato che in questo drammatico momento, bisogna rifugiarsi nella parola di Dio.

Gli amici che hanno collaborato con lui alla realizzazione del carro di carnevale hanno letto una lettera, al termine della quale c'è stato un applauso da parte di

coloro che erano riusciti ad entrare nella chiesa di Campomaggiore.

Gran parte delle persone presenti ha sostato nella piazza antistante il luogo sacro, dove troneggiava una scritta «Fiore», composta esclusivamente da fiori freschi.

Tanta commozione e disperazione da parte dei familiari e in particolare della moglie e della sorella, mentre la bara di Fiore Pandolfo, che lascia due figli di 3 e 6 anni, veniva trasportata sul carro funebre accompagnata dalla canzone «Angeli» di Vasco

Rossi. Il corteo, preceduto dal tir della famiglia Pandolfo, poi, si è diretto verso il cimitero di Castelforte, dove la salma è stata tumulata.

Il corpo del Pandolfo era giunto nella chiesa di Campomaggiore martedì pomeriggio,

poco dopo la conclusione della perizia autoptica. Qui ha ricevuto il saluto di tantissime persone sino a poco prima delle 22 quando è stata chiusa la chiesa. Ieri

mattina è ricominciato il via vai di persone, le quali poi hanno assistito alla cerimonia funebre.

G.C.

CONTINUANO LE INDAGINI PER RICOSTRUIRE QUANTO ACCADUTO.

«PREFERISCO che mi lasci in
carcere perchè qui sono al sicuro,
fuori non so». Queste le parole
che ha pronunciato ieri mattina
Mirko Pascale al giudice per
le indagini preliminari di Latina,
Guido Marcelli, durante l'interrogatorio
di convalida tenutosi
all'interno del carcere di via
Aspromonte di Latina, dove l'omicida
si trova rinchiuso in stato
di isolamento. Il 23enne di Suio,
alla presenza del suo avvocato
Pa s q u a l e
Cardillo Cupo,
è stato
ascoltato dal
mag istr ato
p e r c i r c a
due ore, nel
corso delle
quali ha raccontato
la
sua versione
dei fatti, agg
iu n ge nd o
che non solo
da qualche
t e m p o s i
sentiva min
a c c i a t o ,
ma che era
stato aggredito
ed anche
invitato
a cambiare
paese. In
m e r i t o a
quel tragico
sabato sera, Pascale ha riferito
che intorno alle 22.30 aveva notato
che Fiore Pandolfo lo stava
inseguendo con la sua macchina,
una A/3. Giunto ad uno stop
lo avrebbe affiancato e una volta
sceso, avrebbe sferrato un calcio
allo sportello della sua Fiat 500,
con la quale il 23enne ha poi
ripreso il cammino. Sempre secondo
la sua versione, il Pandolfo
lo avrebbe di nuovo inseguito
e dopo averlo sorpassato lo
avrebbe di nuovo obbligato a
fermarsi con un testa coda. Una
manovra che avrebbe impedito
al giovane di proseguire la marcia.
Al gip che chiedeva spiegazioni
su quanto è successo dopo,
l'autore del delitto ha spiegato
che temeva che la vittima fosse
in possesso di una pistola e che
avrebbe compiuto un gesto che
lo ha indotto a pensare ciò. A
quel punto, nel timore di essere
colpito egli stesso, ha preso la
sua Smith e Wesson calibro 40
ed ha sparato senza sosta sino a
che i proiettili sono terminati.
Una raffica di colpi che ha centrato
in più parti il corpo dell'autotrasportatore,
crollato a terra
in una pozza di sangue nel mezzo
di un tratto di via Vellota
piuttosto buio. Un'esecuzione
spietata alla quale ha assistito il
minorenne che si trovava in auto
con il Pascale, sentito l'altro
giorno dai carabinieri della
compagnia di Formia. Il primo
colpo, il 23enne aspirante vigilantes,
lo avrebbe sparato dall'interno
della sua Fiat 500 e gli
altri appena sceso dall'auto.
L'interrogatorio si è concluso
intorno a mezzogiorno, quando
Pascale, nei cui confronti il Pm
della procura della Repubblica
di Latina, Daria Monsurrò, ha
ipotizzato il reato di omicidio
premeditato, è rientrato nella
sua cella. Il suo avvocato Pasquale
Cardillo Cupo cercherà
di far cadere questa accusa, anche
in considerazione della particolare
situazione di tensione
che si era creata, come è noto,
per il fatto che l'ex ragazza di
Pascale si sarebbe frequentata
col fratello della vittima, Lucio.
Intanto i carabinieri della compagnia
di Formia, guidati dal
maggiore Pasquale Saccone,
stanno continuando le loro indagini,
indirizzate anche a chiarire
la successione degli eventi e a
verificare alcuni episodi non ancora
chiari. Uno di questi riguarda
l'auto utilizzata dal Pandolfo,
che non sarebbe stata trovata sul
posto poco dopo il sanguinoso
episodio. Le dichiarazioni rese
da Mirko Pascale ora saranno
confrontate con quelle del 16enne
che, sabato sera, si trovava
insieme all'autore dell'omicidio.
E' l'unico testimone oculare,
che, tra l'altro, i carabinieri aveva
già individuato 24 ore dopo
l'omicidio, grazie alle dichiarazioni
di persone che li avevano
visti insieme prima dell'atroce
delitto. Il giovane, assistito dall'avvocato
Enzo Biasillo, l'altro
pomeriggio, si è presentato in
caserma a Formia, qui ha raccontato
quanto sarebbe successo
il sabato precedente, un giorno
che difficilmente sarà dimenticato
dalle comunità di
Castelforte e Santi Cosma e Damiano.
Gianni Ciufo



Da latina oggi del 23.2.12



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