mercoledì 29 febbraio 2012

ALTRE PERSONE POTREBBERO ESSERE COINVOLTE NELL'OMICIDIO PANDOLFO, LE INDAGINI CONTINUANO SULL'ARMA DEL DELITTO


A LT R E due persone potrebbero

essere iscritte nel registro

degli indagati, con l'ipotesi di

favoreggiamento, per l'omicidio

del 30enne Fiore Pandolfo

avvenuto a Santi Cosma e Damiano

lo scorso 19 febbraio in

via Vellota. E

se una delle

due potrebbe

e s s e r e i l

16enne sancosimese

testimone

oculare

dell'omicidio,

che si

presentò tre

giorni dopo il

delitto, accom

paga nto

da ll 'avvo ca to

Enzo Biasillo,

presso la

co mp agn ia

dei Carabinieri

di Formia

per rendere

spontan

e e

di chia razi oni

su quanto a

s u a c o n oscenza,

l'altra dipenderà dall'esito

delle analisi biologiche

sulla pistola che servì a compiere

il delitto e che non sparò

solo in quella occasione. «La

pistola era nel cruscotto nella

Fiat 500 di Mirko», aveva raccontato

il 16enne testimone

oculare, eppure quel cruscotto

nell’auto del 23enne Pascale,

viste le esigue dimensioni, non

avrebbe la capienza necessaria

a contenere una pistola Glock

calibro 40. Un particolare non

di poco conto che per forza di

cose aprirebbe scenari nuovi.

«Nell’auto c’è solo un portaoggetti

– precisa l’av vo c a t o

Alfredo D’Onofrio legale della

famiglia Pandolfo – che al

massimo potrebbe sostenere

un block notes e comunque

non contenere una pistola

Glock calibro 40. Inoltre –

aggiunge – questo portaoggetti

non è coperto da alcunché

per cui se la pistola era lì, come

il minorenne ha raccontato ai

carabinieri, deve averla per

forza vista prima che Mirko la

estraesse. E quello che mi

chiedo è quando? E se così

perché non lo ha riferito alle

forze dell’ordine, dove è andato

spontaneamente a testimoniare?

». E non è il solo dubbio

dell’avvocato D’Onofrio: «Si

è detto che Pandolfo, alla guida

della sua Audi A3, avrebbe

prima lampeggiato e successivamente

fatto fermare Pascale

effettuando quasi un testacoda

di cui però mancano le tracce

a terra di frenata. Inoltre –

sottolinea –, Pandolfo avrebbe

dato un calcio alla portiera

dell’auto Cinquecento di cui

però non vi è alcuna traccia

sulla carrozzeria». Dubbi che

procedono parallelamente

all’inchiesta del sostituto procuratore

Daria Monsurrò che

nel frattempo prosegue

nell’acquisire informazioni su

quanto avvenuto in quella tragica

notte. «Andando a ricostruire

le tracce balistiche degli

spari – evidenzia poi

D’Onofrio – pare che Pandolfo

abbia alzato le mani, un foro

trapassa la mano dall’interno

all’esterno, nel momento in

cui l’altro ha estratto la pistola.

Un segno di resa che rende

questo omicidio, ma è una mia

opinione, ancora più efferato e

molto distante dalla posizione

espressa sino a ora dall’inda -

gato che ha raccontato di aver

avuto paura che l’altro fosse

armato. E’ evidente che Pandolfo

era disarmato e inoffensivo

rispetto a chi si trovava

davanti». Sulla vicenda

dell’arma custodita in un cruscotto,

conferma l’avvocato

Enzo Biasillo assistente legale

del 16enne testimone oculare:

«Il ragazzo ha riferito chiaramente

agli investigatori di non

aver visto alcuna arma presente

e che questa è stata estratta

da un cruscotto quando Pandolfo

si è avvicinato all’auto.

Ulteriori particolari non gli sono

stati chiesti». Già oggi, intanto,

i legali di parte civile,

D’Onofrio e Testa, dovrebbero

incontrare il magistrato titolare

delle indagini al quale

comunicheranno tutti i loro

dubbi e ulteriori particolari acquisiti

da loro personalmente

su cui eventualmente indagare

nel caso questi non siano ancora

noti al sostituto Monsurrò.

Non ultimo chiarimenti sulla

pistola Glock che, secondo

quanto avrebbe dichiarato Pascale

in fase di interrogatorio

di convalida davanti al Gip,

quella sera non sparò soltanto

sul luogo dell’omicidio. Proprio

per capire dove, quando e

se per mano dello stesso Pascale,

o di altre persone, vanno

avanti gli accertamenti sull’ar -

ma tesi a individuare ogni impronta

digitale presente.


DA LATINA OGGI DEL 29.2.12

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